lunedì 1 marzo 2010

Angel

In un lago di sangue. Picchiare qualcuno con talmente tanta violenza da farlo sanguinare.
Non credevo fosse possibile.
Non credevo di esserne capace.
Invece è stato così facile.
Piccolo gesto emblematico.
Di qualcuno che si porta via la tua vita.
Eppure è tutto qui, è tutto adesso.
Io l’ho ucciso, ma è stato lui a portarsi via la mia vita. Ed è così strano.
Una specie di sogno insensibile che lo attanaglia, che attanaglia quello che vorrei che lui fosse, per me, quello che vorrei che facesse. Afferra lui e stringe me.
Isolare e isolarsi. Bisogna isolare tutti gli ammalati. Ritirarsi.
Con questo gioco potrei andare avanti una vita intera, viene sempre più facile farlo e sempre più difficile uscirne.

Allora il mondo si ferma. Riesco a spiegare con le parole tutto quello che ho sempre voluto.
E adesso voglio solo andarmene.
 
E’ presto per andare, ma non vedo l’ora. Mi vesto. Non vedo l’ora. Devo prendere l’autobus e non so quale prendere in questa città che non conosco, per andare a prendere lui. E’ passato un mese. E’ passato un sacco di tempo e c’è stato un sacco di silenzio.
Non so neanche se si ricorda la mia faccia, o se io mi ricordo ancora bene la sua.
 
Eccolo, cazzo, ce l’ho davanti. Ce l’ho davanti, seduto sul mio letto, nella luce soffusa.
Ti ho aspettato per tanto tempo.
 
- Devo andarmene. E sai benissimo che me ne andrò. Era un sogno, ed è diventato un incubo. Non ho risolto niente in tutto questo tempo. Io pensavo che questo posto potesse… salvarmi. Invece è diventato un incubo. Non c’è più niente che possa fare qui. Non c’è niente che posso ancora darti e non voglio niente di te. Hai solo voluto che io rimanessi. Ma non hai fatto nulla per farmi restare.
 
Ha pianto prima di lasciarmi andare. E mi ha odiato, lo so. Ma non lo sopportavo più. Non riuscivo più a stargli vicino senza ferirlo, e non potevo salvarlo. Non so come ha potuto pretendere queste cose da me senza capire. Io non sono niente. E non sono nessuno per cambiare la vita alla gente. Non capisco come ha potuto pretendere queste cose da me senza capire.
Adesso sono di nuovo in questo posto. E lo odio. L’unica persona che vorrei avere vicino, al solito, è lontana. Lontana. Non riesco più a fare passi in avanti. Dovrei tornare indietro e distruggere tutto quello che mi tengo stretto nella mia memoria. E isolarmi.
 
Lui è venuto da me, a prendermi. Ha caricato la macchina e siamo partiti. Sto lasciando tutto quello che volevo per l’ennesima volta, e per la prima con una persona che dice di amarmi. E il viaggio è terribilmente lungo. Ma arriverò e tirerò un sospiro di sollievo, perché magari adesso lui può salvare me.
 
Caro Andrè,
Ci ho sperato, con tutte le mie forze, e con tutta la mia anima.
Tutta la mia vita eri tu. Adesso voglio andare via.
L’unica persona che volevo vicino, è sempre stata lontana.
Allora voglio isolarmi, e farlo per un’unica, definitiva, volta.
Tu non hai mai potuto salvarmi. E non ci ho mai creduto, o pensato, al destino. Adesso so che la vita, prima o poi, mette tutto apposto o distrugge tutto, da sé. Non importano le scelte che uno fa. Gli uomini sono troppo lontani e troppo diversi per stare davvero assieme.
Ti ho visto seduto davanti a me innumerevoli volte. Senza dirmi nulla.
Allora ho capito. Ho capito che tu non hai mai potuto salvarmi. Salvarmi. Perché voglio essere salvata, e forse è l’idea peggiore. Ma ci speravo. Speravo che qualcuno arrivasse e cambiasse tutta la mia vita, colmasse tutti i vuoti. E non è stato possibile.
 
E’ arrivato, lui, e ho capito che non sarebbe cambiato nulla. In Senza Sangue c’è scritto che la gente vuole tornare nell’inferno che li ha generati, al fianco di chi, una volta da quell’inferno, li ha salvati.
 
In un lago di sangue. Picchiare qualcuno con talmente tanta violenza da farlo sanguinare.
Non credevo fosse possibile.
Non credevo di esserne capace.
Invece è stato così facile.
Piccolo gesto emblematico.
Di qualcuno che si porta via la tua vita.
Eppure è tutto qui, è tutto adesso.
Io l’ho ucciso, ma è stato lui a portarsi via la mia vita. Ed è così strano.
Una specie di sogno insensibile che lo attanaglia, che attanaglia quello che vorrei che lui fosse, per me, quello che vorrei che facesse. Afferra lui e stringe me.
Isolare e isolarsi. Bisogna isolare tutti gli ammalati. Ritirarsi.
Con questo gioco potrei andare avanti una vita intera, viene sempre più facile farlo e sempre più difficile uscirne.

Allora il mondo si ferma. Riesco a spiegare con le parole tutto quello che ho sempre voluto.
E adesso voglio solo andarmene.

Nessun commento:

 
Lost In Tears 4.0 (con)templating Madness