lunedì 1 marzo 2010

Iseran

Il principio di una delusione. Facile da immaginare e difficile da spiegare. Si basa su un sottile significato. Sottile. Eppure non me ne capacito. Sottile, ma così semplice da cogliere.
E’ qualcosa che provano tutti, è nella vita normale, ed è una cosa fottutamente normale, ma nessuno cerca di evitarla. Potremmo stare tutti meglio se non fossimo così presi da noi stessi.

 
L’acqua. Guardala.
Torbida e limpida.
La pioggia cade, bradicardia delle onde che si creano.
Non si può aspettare senza farsi del male.
 
L’acqua, torbida e limpida a tratti, del lago. Può diventare uno stagno, quel lago, ma dipende dai punti di vista. Lo guarda, lei, e diventa qualcosa di surreale, con i suoi piedi che penzolano dal ponticello, collegamento metallico tra vari elementi di accumulazione. Emozioni, forse. Pioggia come battito del mondo.
 Allora?
Lo vedi?
 
Violino del cielo. Una lanterna nel buio, nella notte. E gli alberi. Sento l’odore degli alberi.
 
Ti ho portato nel posto più bello del mondo.
 
Gli occhi chiusi. Gli occhi chiusi perché a volte fa male guardare. In Oceano Mare ho letto che c’è un posto nel mondo in cui si può essere invisibili a qualsiasi nemico.
Violino di un cielo che si scatena. Fino alla tachicardia. La vita… è così semplice. Così dannatamente semplice. Ti basta entrarci, in questa corsa, e correre a perdifiato, durare, tenere i denti stretti, fermarti, fare quello che vuoi e continuare, tanto prima o poi arriverai, da qualche parte, arriverai comunque, il segreto, invece, sta nelle scelte, la direzione, o farsi trasportare, magari qualcuno vuole che abusi di lui o lei, in una piacevole danza, purché sia pulita la danza, arrivare a una musica scritta per essere danzata, una musica. Assoluta schizotimia, per un’unica volta, in due, in un colossale impeto.
 
- Tu non sei nessuno per me. Non sei niente.
- …
- Non sei niente.
- Si?
- Sì.
- Beh…
- Cosa?
- Non lo so.
- Che?
- Cosa ti fa pensare che volessi essere qualcosa per te?
- …
- Beh,
- …
- Io volevo solo viverti, non averti,
- …
- Non volevo essere qualcosa,
- No,
- O qualcuno,
- Tu sei completamente pazza.
- Io volevo solo viverti.

La gente, la maggior parte, non lo capisce, il significato sottile, non capisce che basterebbe un nonnulla, cristo, niente, per stare bene, il segreto, quello sta nelle scelte, la delusione sta nelle persone, nessuna fottuta enfatizzazione, non serve, è facile dare ginocchiate nelle palle quando ci si sente feriti, ma far capire, questo no, il principio sottile della delusione, quando alla fine sei solo un giochetto, un giochetto della vita o il giochetto di qualcuno, un fantoccio di vario materiale vestito da bambina, o da donna, di carne, non puoi sfracellarmi contro un muro, i cocci esploderebbero in mille pezzi pronti a tagliarti la carne, non puoi aspettarti ch’io stia lì ad attenderti, sarebbe una lenta agonia, sensibilità dolorifica dannatamente amplificata nei giorni, nei minuti e negli istanti, e finita irresolutezza del desiderio.
 
Non ho mai avuto il bisogno di averti per viverti, anzi.
Più eri libero, più eri mio.
Ma eri troppo preso da te stesso per vedermi.
C’è anche chi dice che mi hai distrutto.
 
Sintomo nervoso e senso di angoscia. Sdegno, furore. Io non ho paura. Non ho paura di stare qui. Do tutto alla gente, allora non ho niente da perdere, perché si può perdere solo sé stessi quando dai tutto alla gente, dato tutto, messo tutto, preso tutto, alle volte, è quando te ne vai il problema, quando, e se, loro se ne accorgono che sei andato via, il problema, che perdita di tempo può essere, un valore insopportabile che ti si insinua tra le dita e sulle labbra, quando è troppo tardi.


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Lost In Tears 4.0 (con)templating Madness