lunedì 1 marzo 2010

Rainroom (2) T.E.C.O.S.

Facciamo così, facciamo un’ipotesi, facciamo che l’unico punto fermo nella mia vita l’ho trovato e quel punto sono io, facciamo che è un punto incostante e facciamo che è un sogno, facciamo che mi sono svegliata alle 19.45 di un qualunque mercoledì pomeriggio e facciamo che mi sono svegliata terribilmente sudata, facciamo che mi sono svegliata con la stessa voglia di stamattina, la stessa voglia di bere, e facciamo che mi sono svegliata nella stessa identica situazione. Facciamo che io non ho bisogno di tutto questo.

Mute and sick.

Una bambina cammina per le strade della sua città. Una città vecchia, stile classico o quasi medioevale, stradine piccole fatte di pietra, piccole salite e piccole discese, piccoli archi ed erba che cresce su nei muri, sotto il sole. Ogni tanto questa bambina prende e se ne va, e comincia a girare per le stradine di questa città, settantacinquemila abitanti, centro storico di pietra e periferia di asfalto arido, campagna secca tutto attorno, cosparsa di ulivi e di grano.

Allora lei prende, a casa si fa uno zainetto, se lo mette in spalla, dice alla mamma che va giù a giocare con gli amici di quartiere, invece prende e si mette a girare, si fa la prima stradina, si fa la seconda, per andare ogni giorno un po’ più lontano e conoscere la sua città, per vedere cosa fa la gente durante il giorno, adesso solo durante il giorno, una volta una signora stende i panni, una volta un’altra se ne sta seduta ore ed ore su una sedia fuori al suo piano terra, un’altra un signore se ne sta a fumare fuori al balcone con la faccia scocciata perché qualcuno da dentro gli urla dietro, vede altri bambini che giocano, altri mano nella mano alla madre o al padre, altri picchiati nel bel mezzo di una strada, e se lo tiene tutto dentro, segreto, e prima di cena torna a casa, mangia e non dice nulla, se lo tiene per sé e dopo lo scrive tutto su un piccolo diario, aggiornato giorno dopo giorno, e dopo anni conosce un uomo, lo uccide e lo scrive.

Un giorno una ragazzina si sveglia e pensa a quello che ha fatto, ha finalmente cominciato ad uscire la sera con una sua amica, torna presto, questo sì, ma aspetta sempre quell’orario per prepararsi e andare via, e aspetta di tornare per fare cronaca sul suo piccolo diario che sta in un cassetto, sempre quello, da anni e anni, oggi ho conosciuto uno, oggi ho conosciuto un altro, e ho incontrato una ragazza, quel tipo mi piace, quello mi sta sul cazzo, oggi mi ha fatto incazzare mio padre, mi hanno trattato come una cretina, mi sono divertita, ho fumato, mi ha telefonato quel tizio e mi ha chiesto di uscire e io gli ho detto che se ne poteva andare a fanculo, stasera sono uscita e mi sono presa una birra, sai diario ho cominciato a fumare, ieri sera mi ero vestita così, oggi ho avuto un’idea, oggi ho visto qualcuno che mi sembra già di conoscere, mi sembra di averlo già visto, sì, da qualche parte prima, in qualche strada.

Una quasi maggiorenne si sveglia e comincia a piangere, prende il diario che da anni è nello stesso cassetto e lo apre, inizia a scrivere e continua a piangere, mette su un cd e continua a piangere, domani parto, scrive, e mi lascerò tutto questo dietro, domani parto, allora, finalmente, e dimenticherò tutto questo, piangendo, dimenticherò tutto questo, piangendo di gioia, nuova vita arrivo, scappo, perché c’è qualcuno che mi aspetta in un posto lontano.

Oggi una donna scrive da un posto lontano, la sua vita è cambiata, lei non più di tanto, forse solo d’aspetto, allora lei a un certo punto della giornata si siede su due cuscini azzurri a terra, sopra un tappeto mezzo bianco e mezzo marrone, si accosta trascinandosi al comodino, apre il portatile e lo accende, documenti, lost in tears, nuovo, documento di microsoft word, pensa un po’ a come dovrebbe intitolarlo, stavolta, e comincia a pensare davanti a un finto foglio bianco, il diario è finito e così ci mette meno tempo, ripensa agli urli e ripensa ai pianti, agli scatti di violenza, pensa alla rabbia, a tutta la rabbia, magari non sarei mai diventata così senza tutto quello che mi è successo fin ad ora, allora forse devo essere anche un po’ felice, un po’ felice per tutto quello che nella mia vita è successo, anche se adesso, in questo fottuto momento, l’unica persona che voglio, cristo, l’unica persona che voglio, che voglio davvero, non mi capisce, non ha idea di chi io sia, non ha idea di cosa pensi, non ha idea di cosa voglia, non ha idea di dove voglia andare, scappare ancora, in un posto lontano, ho sognato che qualcuno che ho aspettato per tanti anni finalmente è arrivato, mi è venuto a prendere, siamo andati a Berlino, Berlino, chissà perché Berlino, poi, siamo andati via, poi il telefono ha squillato e mi hanno svegliata, ho odiato chi mi ha svegliata, ho continuato a dormire solo per quel sogno e a un certo punto mi hanno svegliata, ho dormito 12 ore per continuare un sogno, diocane, ed è finito.

Mi sono arrampicata per quattro piani per arrivare alla tua finestra e vederti dormire per innumerevoli ore. Ti ho visto dormire e sognare, muoverti, sospirare e parlare, da dietro la finestra, sospesa su un vento freddo.
Se fossi almeno un po’ normale, facciamo un’ipotesi, se fossi almeno un po’ normale, adesso starei decisamente meglio, o sarei talmente vuota da non riuscire a provare nulla per stare male.

Facciamo un’ipotesi, se ho la possibilità di ucciderti, un giorno prendo e impazzisco e ti uccido, sì, ti uccido, magari arrivi ad essere un po’ come me e arrivi a capire.
Facciamo un’ipotesi, facciamo che ti fermi completamente e cominci a fare i conti con te stesso e non resisti e non ci riesci e vuoi tornare indietro ma non puoi e vorresti scappare, allora, e vorresti rinchiuderti tra le mie braccia per essere protetto. Facciamo che cominci a fare i conti con te stesso. Facciamo che finalmente questa realtà la capisci e la affronti. Facciamo che capisci che io sono una bestia e te un autistico del cazzo.

Mi sono svegliata un giorno e ho visto che tutto quello che avevo nella notte era crollato, e ho pianto. Vivo nell’instabilità di un sogno e nella sua volubilità.
Ora, dopo di lui, ho ancora speranze. Io sono quello che sono.

Ho tre grandi passioni nella mia vita. Tre grandi passioni, una enorme delusione, incostanza, allucinante impulsività e carnalità. Nessuno riesce a tenermi testa e sono così solo per divertimento, proprio nel senso che mi diverto a vedere cosa fanno le persone quando hanno me davanti che sclero in un flusso di coscienza che farebbe tremare il più pazzo dei pazzi. E sono praticamente amorale. Sono egoista per metà della definizione e ho un atteggiamento che è sostanzialmente accentratore. L’unico mio valore morale, l’unico a cui davvero mi prostro, è la sincerità, la schiettezza. Chi mi conosce lo sa. Mi faccio ben pochi problemi. Questo implica avere strani rapporti con la gente, ma non saprei come essere diversa o come vivere diversamente. Mi sento un po’ un animale da circo, ma nel fare i conti preferisco questo ad altro. Ma sono arrivata a un punto morto, di stallo, e non riesco più a trovare le parole.

Vivo nell’instabilità di un sogno e nella sua volubilità. E io sono quello che sono.

Ho un’immagine nel cervello, che gira. Un giorno io mi sveglierò e tutto il mondo sarà cambiato, e tutto quello sarà finito. La sensazione che il silenzio sia cambiato e che non ci sarà nessun angelo di Transfiguration a proteggermi. Alla fine, siamo soli. E anche all’inizio. Tutto sta ad essere immensi padroni di noi stessi in una vita fatta di instabili e volubili sogni.
Ci sono le emozioni e ci sono le parole. C’è una assurda, cinica, lucidità. E un allucinante, intenso, impeto. Una specie di viaggio sul mondo, e dentro le persone. Quando passi ci entri dentro, in un freddo brivido. Tremante. Piccoli shock. Emozioni improvvise e violente. Percosse sul corpo. Ci finisci collassato. E in questo ci sta tutta la poesia, nel rialzarti massacrato e trasfigurato.

Ti fai problemi lo so. Non hai neanche il coraggio di chiedere un bicchiere d’acqua a un tizio e invece, magari, te lo scoperesti con tutta la naturalezza del mondo su quel cazzo di letto. Come se piangessi per un’emozione troppo forte.
Quando improvvisamente ti fermi mentre cammini in mezzo alla strada, o mentre stai facendo una qualsiasi cosa, e ti rendi conto che magari non ci stai tanto con il cervello e meccanicamente ti limiti. Cazzo, io non ci sono mai riuscita. Anch’io ogni tanto mi fermo e mi dico che non ci sto tanto con il cervello… e alla fine mi dico puntualmente che non mi serve. E ti faccio una bella impressione del cazzo.

"Ho visto tutto finire molto tempo prima che finisse.
Abbiamo visto tutto andare via e
poi io ti ho visto andartene con lui, e io non posso controllare più niente.
Quando mi hai detto che la vita non può essere quello che vuoi e io voglio davvero tutto."

C'era troppo casino in quel posto. La gente, centinaia e centinaia di persone, andava e veniva come se fosse assolutamente normale farlo, e niente di straordinario in quella massa di vita, tutta quella gente in una sola stazione a 25 binari tra arrivi e partenze, e il sole, caldo nel freddo di ottobre, e arriverà tra un po', anche se non se l'aspettava, anche se è un'improvvisata, arriverà, tra un suo impegno e l'altro, e sarà felice per questo, perchè io sono qui per questo, e arriverà e noi, insieme, andremo via, adesso che c'è tanto spazio in me anche per lui, e nel frattempo aspetto e penserò a tutta la mia vita, sono una grande stronza io, mai avuta pietà per chiunque cercasse di avvicinarmi e di avermi più di quanto io avessi consentito, era terribile, ma nessuno capiva, nessuno, e adesso lui, ed è iniziato tutto come un gioco, lui era lontano e io volevo solo divertirmi, poi sono entrata in lui e lui è entrato nella mia vita, un gioco, un flusso di coscienza ed un rifiuto, è quello che ricordo adesso, quando ci penso, qualcosa di troppo grande, bruciato, lui e l'attesa, e quando ci penso a lui quasi mi sale lo schifo, ma non sapeva e non voleva amarmi per quello che io sono, piccolo essere infelice e grande, la vita fatta di sfumature, la mia vita fatta di sfumature, perchè sono le sfumature a dare vita ai colori.
Dopo anni so che lui, quel giorno, non è mai venuto.
L'ho aspettato e lo sto aspettando. E' inutile dire che l'attesa uccide, soprattutto per chi, come me, nella vita è sempre stato bestia forzata degli eventi e per un'unica volta è partito e non è più tornato.

"Ho visto tutto finire molto tempo prima che finisse.
Abbiamo visto tutto andare via e poi io ti ho visto andartene con lui, e io non posso controllare più niente.
Quando mi hai detto che la vita non può essere quello che vuoi e io voglio davvero tutto."

Ti ho sognato. In un istante mi sono ricordata tutto quello che è successo. Tutte le emozioni protratte per così tanto tempo. Non so neanche come sia stato possibile. Penso che se tu fossi qui, con me, il mondo scomparirebbe. Penso che se tu avessi il coraggio di stare qui, con me, questo mondo sarebbe migliore. La gente deve trovare la propria strada. Io i mezzi per seguire la mia.

To me it is strange. This feeling is strange. But it’s not gonna change for anybody. But it’s not gonna change for anybody.
 
Accuse me.
Trust me.
I never knew that you were the one,
You were the one
Oh.
 
It’s happening soon. It’s happening soon.
Its scent has been blowing in my direction.
To me it is new To me it is new
And it’s not gonna change for anybody. 

And it’s gonna be
Our last memory.
And it led me on
And on to you.
 
It’s got to be here.
It’s got to be there.
It’s got to be now.
Or I’ll lose forever.”

Voglio guardarti quando sei qui, davanti a me.
Voglio guardarti.
Negli occhi.
E voglio che mi guardi.
Voglio che in quell’istante
Trovi tutto il coraggio che ti serve
Per fissare ogni più piccolo particolare di me
In un ricordo che dovrai conservare.
Voglio guardarti negli occhi.
Voglio mettere In Your Shining Eyes.
Dopo tanto tempo,
Voglio che il mondo finalmente scompaia.
Voglio guardarti
Mentre trattieni il respiro
Mentre ti sfioro le labbra con le dita
Mentre ti accarezzo il viso con le mani
Mentre mi avvicino
E ti stringo a me graffiandoti la schiena.
Mentre ti bacio
Per la prima volta
Con una mano su un fianco.
Con una mano su un fianco e gli occhi chiusi.
In un gemito.
La mia pelle sudata, contro la tua,
per un abbraccio freddo.
Per un abbraccio che tutto toglie e tutto porta,
solo per quell’attimo.
Solo per quell’attimo ti riempie.


Alla gente che fa parte di un tempo lontano. A chi pensa di avere capito tutto della vita. A chi pensa di avere capito tutto della mia vita. A chi crede di amarmi. A chi credo di amare. A chi in un giorno lontano per un unico istante è stato solo con me e mi ha cambiato la vita. A chi ho sfiorato in tutta la mia vita per un’unica volta sulla mano. A chi aspetto che ritorni. A chi aspetto che semplicemente arrivi. A chi voglio che finalmente vada via. A chi mi ripete sempre che sono pazza, che non ho un cazzo di senso, e mi fa piangere. Agli attimi passati a pensare. A quella piccola violenza che arriva quando mi fai arrabbiare. Alla birra, alla musica e alle sigarette. A Socrate e a Metalhearts. A Metalhearts che alla fine è stato solo Gatsu, per me, che mi ha cambiato la vita. Ai cuori che battono nelle direzioni sbagliate, ancora. A Michela. E a me.

To sever myself
Exit all today
You can't see this
Did you ever say
I break sever
I will find a way
Visit me when I'm there

The weakness of hope
Is the strength of decline
Remember what's past ways
And what I've become
And this time I break
I will never make
Another day
Defiant to what's delivered
The joy of not being
Something I need
I'm only weather
But only to me

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