Amore Mio,
Sono mesi, ormai, che non trovo le parole.
Le cerco, ma non le trovo.
Le ho sempre cercate... quelle risposte alle mie domande. Ho pensato che le risposte alle mie domande le avrei trovate quando avrei conosciuto te. E ti ho conosciuta, mia piccola Viola. Per troppo poco tempo e non come e quanto avrei voluto.
A un certo punto della mia misera esistenza è diventato un punto fermo nella mia mente che ero troppo anacronistica per capire la vita.
Fuori tempo.
Inadeguata.
Ho creduto di non aver capito niente.
Di non avere alcuna chance di adeguarmi, di essere felice come lo erano tutti, ed avere una vita... normale. Senza dolore. Senza dolore perenne e insensato.
Anche adesso che scrivo qui, l'unica cosa a cui penso e che non ha senso metterci questo squallido romanticismo in questa vita che non merita niente.
Ma se ho un istinto dentro, che ho sempre avuto, è proprio di scrivere.
Scrivere per me è sempre stato un modo per psicoanalizzarmi. Per dare una forma e un senso a tutto questo casino che ho dentro, a tutta la negatività, con la speranza che, vederla lì, nero su bianco, mi avrebbe aiutata a capirla.
No, non l'ho capita. Ma ho smesso di scrivere di cosa sento. Con il tempo.
Con il tempo ho cercato di mettere in un angolo le sensazioni e le emozioni che non capivo, sperando che si sarebbero spente da sole.
Ho cercato di essere una persona più pragmatica e pratica possibile.
Ho cercato di concentrarmi su cose che erano "effettivamente" costruttive, semplici e con risposte a portata di mano. Ma costruttive non lo sono state mai.
Forse perchè, un po', un bel po', dentro di me speravo che ci fosse nella vita una strada giusta e una strada sbagliata, da seguire. E ci fossero davvero delle risposte.
Abbiamo seguito, io e tuo padre, un percorso con una "psicoterapeuta".
Io del dolore ho sempre avuto l'idea che bisogna affrontarlo di petto. Non avevamo bisogno di nessuno che ci guidasse in questo percorso, ma abbiamo sperato che ci potesse aiutare. Non ci ha aiutato, anzi. Un po' perchè era cretina lei, un po' perchè siamo degli stronzi, nichilisti, noi.
La verità è che abbiamo dovuto spalare talmente tanta merda nella nostra vita, che quando lei parlava, non facevamo che pensare fosse una che non sapeva veramente cosa dire e che, sicuramente, non diceva le cose giuste.
Mi prendo la responsabilità, però, che quando ti senti come mi sono sempre sentita io, Amore Mio, nessuno dice le cose giuste, ma solo cose di circostanza.
Ho reputato profondamente sbagliato, però, sentire i paragoni con ciò che vivono le donne stuprate e il continuo ripetere che "essere genitori è il mestiere più difficile del mondo", che lei che ha un bambino non può prevedere come la vita si manifesta, esattamente come tutti gli altri. Che avremmo dovuto accettare che "certe cose succedono" e non solo, ma che avremmo dovuto accettare che certe cose succedono e basta, senza un perchè, se non che "la vita è così".
Ma la vita è così sempre, a quanto pare.
Io mi chiedo perchè, così, vada la mia di vita. "Vita".
Che "le altre persone" non hanno i problemi che abbiamo avuto e abbiamo noi. E da un lato la vivo come un'ingiustizia che abbiamo subito, dall'altro mi chiedo quanto e se sono responsabile di tutto quello che è successo. Ma si, mi sento responsabile. Di non aver saputo proteggerti. Mi chiedo cosa ho in meno delle altre mamme che hanno saputo o potuto portare a termine la loro gravidanza e io NO. Non mi perdonerò mai di averti causato dolore. Mai. Ma penso anche che ti sei risparmiata una vita di merda. E che eri troppo pura per questa terra.
Mi chiedo se io e tuo padre siamo troppo sfigati per poter vivere e far nascere qualcosa di positivo. E penso a lui. Lui che non mi capisce mai come vorrei. Al fatto che Emma prima... e tu poi. A queste situazioni che gli fanno credere che non sarà mai un bravo padre. Anche se lo vorrebbe con tutto sè stesso.
Viola,
Il fatto è che tu mi avresti salvata.
Anzichè stare qui, alle 11:51 del 14 marzo 2020, a stare a bere e scrivere e fumare, quando invece avremmo dovuto festeggiare il tuo 10° mese.
Non avrei dovuto stare qui, ma con te.
E alle volte mi chiedo se posso concedermi di stare a pensare a cosa avrei voluto fosse.
Mentre mi asciugo i capelli, mi affaccio alla porta della camera da letto e mi immagino lì, con te tra le mie braccia, stanca per non aver dormito. Ma con te tra le mie braccia. Felice di non aver dormito, con te tra le mie braccia. Con te sul mio petto, in quell'abbraccio che mi ha fatto sentire in pace con l'universo.
Sono mesi, ormai, che non trovo le parole.
Le cerco, ma non le trovo.
Le ho sempre cercate... quelle risposte alle mie domande. Ho pensato che le risposte alle mie domande le avrei trovate quando avrei conosciuto te. E ti ho conosciuta, mia piccola Viola. Per troppo poco tempo e non come e quanto avrei voluto.
A un certo punto della mia misera esistenza è diventato un punto fermo nella mia mente che ero troppo anacronistica per capire la vita.
Fuori tempo.
Inadeguata.
Ho creduto di non aver capito niente.
Di non avere alcuna chance di adeguarmi, di essere felice come lo erano tutti, ed avere una vita... normale. Senza dolore. Senza dolore perenne e insensato.
Anche adesso che scrivo qui, l'unica cosa a cui penso e che non ha senso metterci questo squallido romanticismo in questa vita che non merita niente.
Ma se ho un istinto dentro, che ho sempre avuto, è proprio di scrivere.
Scrivere per me è sempre stato un modo per psicoanalizzarmi. Per dare una forma e un senso a tutto questo casino che ho dentro, a tutta la negatività, con la speranza che, vederla lì, nero su bianco, mi avrebbe aiutata a capirla.
No, non l'ho capita. Ma ho smesso di scrivere di cosa sento. Con il tempo.
Con il tempo ho cercato di mettere in un angolo le sensazioni e le emozioni che non capivo, sperando che si sarebbero spente da sole.
Ho cercato di essere una persona più pragmatica e pratica possibile.
Ho cercato di concentrarmi su cose che erano "effettivamente" costruttive, semplici e con risposte a portata di mano. Ma costruttive non lo sono state mai.
Forse perchè, un po', un bel po', dentro di me speravo che ci fosse nella vita una strada giusta e una strada sbagliata, da seguire. E ci fossero davvero delle risposte.
Abbiamo seguito, io e tuo padre, un percorso con una "psicoterapeuta".
Io del dolore ho sempre avuto l'idea che bisogna affrontarlo di petto. Non avevamo bisogno di nessuno che ci guidasse in questo percorso, ma abbiamo sperato che ci potesse aiutare. Non ci ha aiutato, anzi. Un po' perchè era cretina lei, un po' perchè siamo degli stronzi, nichilisti, noi.
La verità è che abbiamo dovuto spalare talmente tanta merda nella nostra vita, che quando lei parlava, non facevamo che pensare fosse una che non sapeva veramente cosa dire e che, sicuramente, non diceva le cose giuste.
Mi prendo la responsabilità, però, che quando ti senti come mi sono sempre sentita io, Amore Mio, nessuno dice le cose giuste, ma solo cose di circostanza.
Ho reputato profondamente sbagliato, però, sentire i paragoni con ciò che vivono le donne stuprate e il continuo ripetere che "essere genitori è il mestiere più difficile del mondo", che lei che ha un bambino non può prevedere come la vita si manifesta, esattamente come tutti gli altri. Che avremmo dovuto accettare che "certe cose succedono" e non solo, ma che avremmo dovuto accettare che certe cose succedono e basta, senza un perchè, se non che "la vita è così".
Ma la vita è così sempre, a quanto pare.
Io mi chiedo perchè, così, vada la mia di vita. "Vita".
Che "le altre persone" non hanno i problemi che abbiamo avuto e abbiamo noi. E da un lato la vivo come un'ingiustizia che abbiamo subito, dall'altro mi chiedo quanto e se sono responsabile di tutto quello che è successo. Ma si, mi sento responsabile. Di non aver saputo proteggerti. Mi chiedo cosa ho in meno delle altre mamme che hanno saputo o potuto portare a termine la loro gravidanza e io NO. Non mi perdonerò mai di averti causato dolore. Mai. Ma penso anche che ti sei risparmiata una vita di merda. E che eri troppo pura per questa terra.
Mi chiedo se io e tuo padre siamo troppo sfigati per poter vivere e far nascere qualcosa di positivo. E penso a lui. Lui che non mi capisce mai come vorrei. Al fatto che Emma prima... e tu poi. A queste situazioni che gli fanno credere che non sarà mai un bravo padre. Anche se lo vorrebbe con tutto sè stesso.
Viola,
Il fatto è che tu mi avresti salvata.
Anzichè stare qui, alle 11:51 del 14 marzo 2020, a stare a bere e scrivere e fumare, quando invece avremmo dovuto festeggiare il tuo 10° mese.
Non avrei dovuto stare qui, ma con te.
E alle volte mi chiedo se posso concedermi di stare a pensare a cosa avrei voluto fosse.
Mentre mi asciugo i capelli, mi affaccio alla porta della camera da letto e mi immagino lì, con te tra le mie braccia, stanca per non aver dormito. Ma con te tra le mie braccia. Felice di non aver dormito, con te tra le mie braccia. Con te sul mio petto, in quell'abbraccio che mi ha fatto sentire in pace con l'universo.