mercoledì 10 marzo 2010

Hope








I was not put here by anyone in fear
I came alone as me
Just an idea in a long chain of discovery
Surrounded by the same you

Sometimes your tide pulls me out to sea
And I die in a thrashing curse
Sometimes we are kind
More often, I doze
S
o far up the beach that those who try to reach are burnt
alive in the searing heat of the desert of my dispassion

So far removed, I never hear the water
'Cept once or twice a month when I see a mirror

And I refuse to believe in some of the things that are said to be here
Let alone those that are not
I'm trying to change my direction
Ours is pathetic in my own humble estimation

I love the planet
The great benign she-wolf
Benefactor
Spinning gently on towards the red giant four aeons hence
When all the rose gardens are consumed in the flash-fire of flying time
She'll leave alone to you


When you look at me
From your own century
I may seem to be
Strange archeology
But when the winds blow
From this direction
You may sense me there
In your reflection
I think I feel you
But I will never know
As the swallows leave
And the children grow

I wanted to live forever
The same is you will too
I wanted to live forever
And everybody knew

When I caught you there
In tomorrows mirror
I thought felt you
Jump out of my skin
Throwing oil into
My blazing memories
Filling empty footsteps
I was standing in

I wanted to live forever
The same as you will too
I wanted to live forever
And everybody knew

As the falling rain
Of the northern jungle
Hanging droplets on the leaves
Bombards my brain
I hear you
Across the room
A sea of daffodils spring into bloom
You are the mist
The frost across my window pane
And again

She moves her body
And her whispers weave
And the world spins
And tells me that I'll never want to leave

As I think of you
From this dark century
I will always be
With generosity
That we both may share
The hope in hearing
That we're not just
Spirits disappearing

martedì 9 marzo 2010

Wise Words - Gibran

"Dio mi liberi dalla saggezza che non piange, dalla filosofia che non ride, dall'orgoglio che non s'inchina davanti a un bambino."

Kahlil Gibran

Better Off Dead





I'm sorry about the sun
How could I know that you would burn?
And I'm sorry about the moon
How could I know that you'd disapprove

And I'll never make the same mistake
The next time I create the universe
I'll make sure we communicate at length
Oh yeah

But until then, better off dead
A smile on the lips and a hole in the head
Better off dead, yeah better than this
Take it away, 'cause there's nothing to miss

I'm sorry about the world
How could I know you'd take it so bad?

And I'll never make the same mistake
So if you're looking for a patsy
Why not try the entire human race
Just to play it safe

But until then, better off dead
A smile on the lips and a hole in the head
Better off dead, yeah better than this
Take it away, 'cause there's nothing to miss

Better off dead, yeah better off dead
Why don't you try pushing daisies instead?
Better off dead, yeah better off dead
A smile on the lips and a hole in the head

And I'll never make the same mistake,
The next time I create the universe
I'll make sure you participate
Oh yeah

And I'll never make the same mistake
The next time I create the universe
I'll make sure you participate
Just in case

Save Me.

lunedì 8 marzo 2010

Wise Words - Bysshe Shelley

"Non c'è alcun divertimento nell'odio quando tutta la rabbia risiede da una sola parte."
Percy Bysshe Shelley






Della serie: "Per prestarti attenzione dovrei prima degnarti di considerazione".
Riflessioni in freddezza. Ormai non mi tocchi più.

lunedì 1 marzo 2010

Last Fair Deal Gone Down

Dovrei sentirmi un fottuto leone.
Invece mi sento fottutamente fragile.





La più grande Storia mai raccontata.

Tutto comincia dal sole e la storia è piena di graffiti e scritture che rappresentano l'adorazione e il rispetto dell'uomo per questo elemento. Non è difficile capire perchè: il sole sorge, porta la luce, la vita, fa fiorire le piante che ci permettono il cibo, porta calore, sicurezza, salvando l'uomo dal freddo e dall'oscurità. Questo ha fatto si che il sole fosse l'oggetto più adorato di tutti i tempi.
Allo stesso tempo, l'attenzione dedicata al sole era dedicata anche al resto del cielo e alle stelle (vedi egizi, maya, ecc.) poichè questo studio, sin dall'antichità, ha permesso l'anticipazione di eventi che si sarebbero ripetuti anche nel corso di lunghi periodi di tempo (eclissi, lune piene) grazie alla catalogazione della mappa celeste (le costellazioni). Lo zodiaco, che è una delle immagini concettuali più antiche, non ti dice niente? Zodiaco: 12 maggiori costellazioni, 12 mesi dell'anno (cioè il sole che passa per 12 costellazioni in 12 mesi - scansione del tempo), le stagioni, i solstizi, gli equinozi. Il termine "zodiaco" si riferisce alla antropomorfizzazione delle costellazioni: la personificazione di quest'ultime come persone o animali. Vale a dire che le civiltà antiche con questa personificazione hanno elaborato mitologie attorno i loro movimenti e le loro relazioni. Il sole era identificato come il creatore, ovvero dio. Il "sole di dio" o Dio Sole, luce del mondo, salvatore dell'umanità. Così pure le 12 costellazioni che rappresentavano le tappe del viaggio del Dio Sole e venivano identificate con nomi che spesso rappresentavano fenomeni naturali che si manifestano in quel periodo dell'anno. Per esempio, Acquario, colui che versa l'acqua, che porta le piogge di primavera.

Horus (Ra) 3000 ac. Il messia solare.
Nato il 25 dicembre dalla vergine Isis-Meri. La sua nascita è accompagnata da una stella dell'est e fu adorato da 3 re. All'età di 12 anni era un insegnante prodigioso. A 30 fu battezzato da Anup. Aveva 12 discepoli che viaggiavano con lui compiva miracoli, come la guarigione dei malati e il camminare sulle acque, Horus era conosciuto con vari nomi simbolici come "La verità", "La luce", "Il figlio eletto di Dio", "il Buon Pastore", "l'Agnello di Dio" e molti altri. Dopo esser stato tradito da Typhon, Hours venne crocifisso, sepolto per 3 giorni, dopodiché risorse.

Attis, divinità Frigia. Nato da una vergine, Nana, il 25 Dicembre, crocifisso, sepolto in una tomba e dopo 3 giorni, è risorto.

Krishna, dall'India, nato da una vergine, Devaki, con una stella dell'est che segnalava il suo arrivo, ha compiuto miracoli con i suoi discepoli, fu crocifisso e dopo la sua morte è risorto.

Dioniso della Grecia, nato da una vergine il 25 Dicembre, era un insegnante viaggiatore che compiva miracoli, come trasformare l'acqua in vino, veniva chiamato anche "Re dei Re", "l'Unigenito di Dio", "l'Alfa e l'Omega" e molti altri, e dopo la sua morte, è risorto.

Mitra, dalla Persia, nato da una vergine il 25 Dicembre, aveva 12 discepoli e compiva miracoli, e dopo la sua morte venne sepolto per 3 giorni, dopodiché è risorto. Veniva chiamato anche "la Verità", "la Luce" e in molti altri modi. Giorno sacro di culto: domenica.

Innanzitutto, a sequenza della nascita ha un'origine del tutto astrologica. La stella dell'Est è Sirio, la stella più luminosa del cielo, che il 24 Dicembre si allinea con le tre stelle più brillanti della Cintura di Orione. Queste tre stelle luminose sono chiamate oggi come lo erano nei tempi antichi: i Tre Re. I "Tre Re" assieme a Sirio, la stella più luminosa, si allineano nella direzione in cui sorge il sole il 25 Dicembre. Ed è per questo che si dice che i Tre Re "seguono" la stella dell'est, affinché trovino l'alba: la nascita del sole.

La vergine Maria è la costellazione Virgo, conosciuta anche come Virgo la Vergine. Virgo in latino significa vergine. Alla costellazione Virgo ci si riferisce anche come "Casa del Pane" e la rappresentazione di Virgo è una vergine che tiene un covone di grano. Questa "Casa del Pane" e il simbolo del grano rappresentano i mesi di Agosto e Settembre, il tempo della mietitura. In effetti, anche Betlemme si traduce letteralmente come "Casa del Pane". Betlemme è quindi un riferimento alla costellazione Virgo, un posto che si trova in cielo, non sulla Terra.

C'è un altro fenomeno molto interessante che si verifica nei giorni fra il solstizio d'inverno e il 25 dicembre... Dal solstizio d'estate sino al solstizio d'inverno, i giorni diventano più corti e freddi. Dalla prospettiva dell'emisfero nord, il sole appare muoversi verso sud e diventare più piccolo e più debole. L'accorciarsi delle giornate e la fine dei raccolti, con l'avvicinarsi del solstizio d'inverno, simboleggiavano un processo di morte per gli antichi. Era la morte del Sole. E il 22 Dicembre, la morte del sole si realizzava completamente, in quanto il sole avendo continuato a muoversi verso Sud per 6 mesi, ha raggiunto il punto più basso nel cielo. La cosa curiosa che accade è questa: il Sole smette di muoversi verso Sud (almeno percettibilmente) per 3 giorni. Durante questa pausa di 3 giorni, il Sole rimane in prossimità della Croce del Sud: la Costellazione Crux. E dopo questo periodo, il 25 Dicembre, il Sole si muove di un grado, questa volta a Nord, facendo presagire giorni più lunghi, calore e primavera. E questo fu detto: il Sole è morto sulla croce, morì per 3 giorni, solo per risorgere o nascere di nuovo. Questa è la ragione per la quale Gesù e numerose altre divinità legate al Sole, condividono queste idee di crocifissione, morte di 3 giorni e resurrezione. È il periodo di transizione nel quale il Sole inverte la sua direzione di nuovo verso l'emisfero nord, portando la Primavera e, quindi, la salvezza.

Tuttavia gli antichi non celebravano la resurrezione del Sole sino all'Equinozio di Primavera, o Pasqua. Questo perché a partire dall'equinozio di primavera, il Sole ufficialmente supera la forza maligna dell'oscurità, in quanto il giorno da quel momento diventa più lungo della notte, e le condizioni rivitalizzanti della primavera emergono.

Probabilmente, il più ovvio dei simbolismi astrologici riguardanti Gesù è quello dei 12 discepoli. Sono semplicemente le 12 costellazioni dello Zodiaco, assieme ai quali Gesù, essendo il Sole, viaggia.

In effetti, il numero 12 viene ripetuto di continuo in tutta la Bibbia.

Ritornando alla croce dello Zodiaco, la rappresentazione della "vita" del Sole, non era soltanto una rappresentazione artistica o uno strumento per identificare i movimenti del sole. Era anche un simbolo spirituale pagano, che veniva sinteticamente rappresentato in questo modo. Questo non è un simbolo della cristianità. Ma un simbolo della Croce dello Zodiaco per i Pagani. Questa è la ragione per cui Gesù nell'arte sacra antica, veniva sempre mostrato con la sua testa di fronte alla Croce, in quanto Gesù è il Sole, il "Sole di Dio", la "Luce del Mondo", il "Salvatore Risorto", che "ritornerà ancora", come ritorna ogni giorno, La "gloria di Dio" che ci difende contro le "forze dell'oscurità", e lui è "rinato ancora", come ogni giorno, e può essere visto "arrivare dalle nuvole", "lassù in cielo", con la sua "corona di spine" o "raggi solari".

Ora, fra le metafore astrologiche e astronomiche della Bibbia, una delle più importanti ha a che fare con le Ere. In tutte le scritture ci sono numerosi riferimenti alle "Ere". Al fine di comprenderne la ragione, deve essere per noi familiare il fenomeno conosciuto come "Precessione degli Equinozi". Gli antichi Egizi, assieme a molte culture molto prima di loro, hanno scoperto che approssimativamente ogni 2150 anni il sole sorge, nella mattina dell'equinozio di primavera, in corrispondenza di un differente segno dello Zodiaco. Questo è dovuto ad una lenta rotazione angolare che la Terra mantiene mentre ruota attorno al suo asse. È chiamata "precessione" in quanto le costellazioni vanno all'indietro, anziché nel normale ordine dell'anno. Il periodo di tempo necessario affinché questa precessione attraversi tutti i 12 segni è approssimativamente 25.765 anni. Questo è anche chiamato "il Grande Anno", e le antiche civiltà ne erano ben consapevoli. Si riferivano a ciascuno di questi periodi di 2.150 anni come ad un' "Era". Dall'anno 4.300 a.C. all'anno 2.150 a.C., era l'Era di Taurus, il Toro; dal 2150 a.C. all' 1 d.C. era l'Era di Aries, l'Ariete; e dal 1 d.C. al 2150 d.C. abbiamo l'Era dei Pesci, l'Era dove ci troviamo attualmente. E all'incirca nell'anno 2150, entreremo in una nuova Era. L'Era dell'Acquario.

In generale, la Bibbia si riferisce ad un movimento simbolico entro 3 Ere, presagendone una quarta. Nel Vecchio Testamento quando Mosè scende dal Monte Sinai con i 10 Comandamenti si infuria vedendo il suo popolo che venera un vitello d'oro. Infatti, lancia le sue tavole di pietra e ordina alla sua gente di uccidersi per potersi purificare. Molti studiosi della Bibbia attribuirebbero questa furia al fatto che gli Israeliti stavano venerando un falso idolo, o qualcosa che lo rappresentava. La verità è che il vitello d'oro rappresenta Taurus, il Toro, mentre Mosè rappresenta la nuova Era di Aries, l'Ariete. Questa è la ragione per cui gli Ebrei ancora oggi, suonano il corno d'Ariete. Mosè rappresenta la nuova Era di Ariete, e con l'arrivo della nuova Era, tutti devono abbandonare quella vecchia. Anche altre divinità mettono in evidenza queste transizioni fra Ere, come Mitra, una divinità pre-Cristiana che uccide un Toro, con la stessa simbologia.

Gesù, quindi, è la figura che introduce l'era che segue quella di Aries, l'era dei Pesci, o dei "Due Pesci". Il Pesce è un simbolismo molto comune nel Nuovo Testamento, come Gesù che sfama 5000 persone con pane e "due pesci". Quando ha iniziato il suo ministero, incamminandosi per la Galilea, fece amicizia con due pescatori, che lo seguirono. E credo che tutti abbiamo visto il simbolo del pesce "Jesus Lives" attaccato sul retro delle auto. Pochi sanno cosa significa veramente. È un simbolo astrologico pagano per il Regno del Sole durante l'Era dei Pesci. Anche la presunta data di nascita di Gesù è essenzialmente la data di inizio di questa Era.

In Luca 22:10, quando i discepoli chiedono a Gesù dove si preparerà la Pasqua dopo la sua morte, Gesù replicò: "Vedrete, appena entrati in città, venirvi incontro un uomo che porta una brocca d'acqua... seguitelo nella casa dove entrerà." Questa scrittura è di gran lunga uno dei più significativi fra tutti i riferimenti astrologici. L'uomo che versa la brocca d'acqua è Acquario, l'uomo che porta l'acqua, che è sempre rappresentato come un uomo che versa acqua da una brocca. Egli rappresenta l'era dopo i Pesci, e quando il Sole (il Dio Sole) lascerà l'era dei Pesci (Gesù), entrerà nella Casa di Acquario, dato che Acquario segue i Pesci nella Precessione degli Equinozi. Gesù sta solo dicendo che dopo l'Era dei Pesci, arriverà l'Era di Acquario.

Ora, abbiamo tutti sentito parlare della fine dei tempi e della fine del mondo. A parte le rappresentazioni fumettistiche del Libro delle Rilevazioni, questa idea proviene principalmente da Matteo 28:20, dove Gesù dice: "Io sarò con voi, fino alla fine del mondo." Tuttavia, nella versione della Bibbia di Re Giacomo, la traduzione "mondo" è errata, assieme a molti altri errori di traduzione. La parola utilizzata veramente è "aeon", che significa "era". "Io sarò con voi, anche alla fine dell'era." E questo è vero, in quanto la personificazione dell'Era dei Pesci in Gesù-Sole terminerà quando il Sole entrerà nell'Era dell'Acquario. L'intero concetto di fine dei tempi e di fine del mondo è un errore di interpretazione di un'allegoria astrologica. Diciamolo a quei circa 100 milioni di Americani che credono che la fine del mondo sia vicina.

Inoltre, il personaggio di Gesù, essendo un ibrido letterario ed astrologico, è più esplicitamente un plagio della figura del Dio sole egiziano Horus. Per esempio, graffiti di oltre 3500 anni fa delle mura del Tempio di Luxor in Egitto riportano immagini dell'Annunciazione, dell'immacolata concezione, della nascita e dell'adorazione di Horus. Le immagini iniziano con Thaw che annuncia alla vergine Isis il concepimento di Horus, dopodiché il fantasma sacro Nef ingravida la vergine, e abbiamo, quindi, il parto della vergine e l'adorazione. Questa è esattamente la storia del miracolo del concepimento di Gesù. In effetti, le similitudini letterarie tra la religione egiziana e cristiana sono sbalorditive.

E il plagio è continuo. La storia di Noé e della sua arca è presa direttamente dalla tradizione. Il concetto di Grande Alluvione è onnipresente nel mondo antico, con oltre 200 differenti citazioni in differenti periodi ed epoche. Tuttavia, basta guardare non molto indietro ad una fonte precristiana, la Leggenda di Gilgamesh. Scritta nel 2600 a.C. Questa storia parla di un Grande Alluvione ordinato da Dio, di un'arca con sopra animali portati in salvo e persino la liberazione e il ritorno di una colomba, che corrispondono del tutto alla storia biblica, assieme a molte altre similitudini.

E poi c'è il plagio della storia di Mosè. Della nascita di Mosè, è stato detto che venne messo in una cesta di giunchi e abbandonato alla corrente del fiume, in modo da evitare l'infanticidio. Venne poi salvato da una figlia di reali e da lei cresciuto come un Principe. Questa storia del bimbo nella cesta è stata rubata direttamente dal mito di Sargon di Akkad del 2250 a.C. circa. Sargon una volta nato, fu messo in una cesta di giunchi in modo da evitare l'infanticidio e abbandonato lungo un fiume. Venne, a sua volta, salvato e cresciuto da Akki, una levatrice di una famiglia reale.

Inoltre, Mosè era conosciuto come il portatore delle leggi, colui che ha portato i dieci comandamenti, le Leggi di Mosè. Tuttavia, l'idea di una Legge inviata da un Dio ad un profeta su una montagna è anch'esso un tema ricorrente molto antico. Mosè è solo un altro portatore delle leggi divine, assieme ad una lunga schiera di analoghe figure nella storia mitologica. In India, Manu fu il grande portatore di leggi. A Creta, Minos ascese il Monte Dicta, dove Zeus gli diede le sacre leggi. Mentre in Egitto c'era Mises, che portò le tavole di pietra sopra le quali c'erano le leggi scritte da Dio. Manu, Minos, Mises, Mosè.

E per quel che riguarda i 10 Comandamenti, essi sono ripresi integralmente dalla formula magica n. 125 del Libro Egizio dei Morti. Quello che nel Libro dei Morti era "Io non ho rubato" divenne "Non rubare", "Io non ho ucciso" divenne "Non uccidere", "Io non ho detto bugie" divenne "Non dire falsa testimonianza" e così via. In effetti, la religione Egiziana sembra costituire le basi fondamentali principali della teologia Giudaico-Cristiana. Battesimo, vita dopo la morte, giudizio finale, parto della vergine, morte e resurrezione, crocifissione, l'arca dell'alleanza, circoncisione, salvatori, la santa comunione, il grande alluvione, Pasqua, Natale, l'Ascesa al cielo, e molti molti altri, sono tutti concetti ascrivibili a credenze egizie, che risalgono a prima delle origini della Cristianità e del Giudaismo.
Ora puoi scegliere.

Fonte: http://www.zeitgeistitalia.org/





Part XI

• 07.02.2008 (2008) - leggi
• Black Nymphalidae (2008) - leggi

Shopping Online....?!

Tra le mille possibilità che il web offre c'è anche quella di fare affari... o subire (ma anche fare) delle mega fregature, quelle che hanno l'effetto bastonata sulle gambe come premio all'uomo un po' tonto.
Di mio sono sempre stata più che restia, ma cavolo, sono umana e quel www.trovaprezzi.it mi aveva addirittura convinto. Complice il mio cellulare che inviava i miei messaggi del buongiorno alle 11 di sera e le conseguenti risposte del tipo "stai più che rincoglionita, eh" (o peggio, i messaggi che inviavo al mio ragazzo arrivavano a tutt'altro destinatario!), mi sono scelta il mio bel modellino di telefono (un Nokia Xpress Music 5310), ho fatto un salto sul sito e ho iniziato a spulciare tutte le offerte.
Tra i tanti siti che mettevano il modello disponibile, quello che più mi ha ispirato fiducia è stato www.totalcomputerstore.it e dopo aver confrontato il prezzo del sito con le altre proposte dei negozi della città, mi sono convinta e con una vocina che nella mia testa mi ripeteva che nel 2010 quasi me lo potevo - finalmente - permettere un ordine online, ho fatto il mio acquisto. Modalità di pagamento: No, grazie. Non metto i miei soldi online. Contrassegno (e chi se la scorda la faccia impietosita del corriere?). Ma ne ho presi addirittura 2, uno per me (rosso) e uno anche per il mio ragazzo (azzurro), così magari gli arrivavano i miei messaggi...
Tempi di consegna tra i 2 e i 5 giorni. Il pacco è arrivato il 6°, ma io già il giorno dopo l'ordine ci avevo ripensato. Vabbè. Finalmente apriamo 'sto pacco.
Resto un po' interdetta e la prima cosa che noto è che non c'è alcuna fattura... almeno i cellulari erano arrivati. Prendo le due confezioni, le avvicino, le guardo. Penso che mio nipote con lo scotch saprebbe fare di meglio e bestemmio mentalmente. Sicuro ci passa la fregatura. Apro gli scatoli e sembra tutto intatto e ben incartato nella sua plastichina. Soprattutto: tutto sembra integro. Meno male. Controllo se tutto è originale e per fortuna lo è. A discapito della scatola distrutta sembra che tutto funzioni. Tranne 1 carica batterie, ovviamente il mio.

Morale della favola: la fattura che poi ho richiesto via email più di una settimana fa ancora non mi arriva e non ho fatto nessun reso per il carica batterie. Il resto funziona.
Non acquistate online: in caso di fregatura non potreste togliervi neanche la soddisfazione di sputare in faccia a qualcuno di concreto.

E secondo voi è finita qui? Macchè. Tocca al mio lui, ora, e alle peripezie con il sito www.gioie.it, l'unico che aveva in magazzino un certo gioiello... e che, ovviamente, in realtà non aveva. Questo 1 mese e mezzo fa. Per prenderlo per il culo gliene hanno mandato uno diverso che adesso sta rendendo in attesa di quello nell'ordine. Roba da pazzi.

La morale l'avete già letta, no? ;)
I feedback sono ovviamente negativissimi!

Black Nymphalidae | Alle volte bisogna nascondersi a sè stessi per ritrovarsi.

I Demoni dell'Anima.





Seduta sul letto. L'aria sa di stanza chiusa, di sudore, di fumo. Completamente nuda, si volta e vede lui, dormiente. Avvolto nelle lenzuola di cotone e la schiena scoperta.
Queste sono le delusioni che, coscientemente, ci andiamo a cercare scappando. E io cercavo qualcun altro ieri sera.
Ho poco da rigirarmi. Mi alzo e nella penombra esco dalla stanza e mi avvio verso la cucina. L'appartamento è piccolo e spoglio. Pochi mobili ed è disseminato di scatoloni.
Scalza, sento il pavimento freddo. Non ho tempo. Caffè e doccia. Mi preparo per una monotonia che inizia a pesare, sono completamente demotivata a fare ogni giorno quello che faccio. Anche l'ufficio inizia a farmi schifo. Non è essere pendolare che mi pesa, anche se quelle due ore al giorno vanno perse così, ma mi sta bene. Osservo tutto il tempo e penso. E' stare in mezzo alla gente che mi dà fastidio.
Mi chiudo dentro me stessa a sopportare e alle volte stringo i denti talmente tanto che sento il sangue colarmi sulla lingua dalle gengive.
Io sono rabbiosa. E odio sistemarmi da femminuccia perfettina per adattarmi all'immagine.
Anche se sono perfettamente consapevole che la mia capacità di adeguarmi e di attendere, attendere fino al momento propizio, mi ha fatto arrivare fin qui, a discapito degli altri. Io sono ambiziosa. Solo che, poi, andando avanti, mi ritrovo sempre a sbattere contro quel fottuto nichilismo. Sono contraddittoria. Do il massimo in stile Fascista, ma finisco sempre per preferire il nulla alle mie ambizioni. Non è che mi "scoraggio", questo no.
Mi prendo ciò che voglio. Ma quel tutto, che fa parte di tutto il mio mondo, per me non vale niente. Se non fosse per quelle pochissime persone in cui credo, a cui tengo, probabilmente avrei continuato a provare ad uccidermi. Senza lacrime e senza piagnistei. Ho il cuore spento.
Fottuto nichilismo. Probabilmente è l'unica cosa che fa veramente parte di me. Consapevolezza. Contraddittorietà. Quando avevo 15 anni, al primo accenno di sadomasochismo, bilaterale tra l'altro, i miei genitori hanno avuto la felice idea di mandarmi da uno psicologo. Ho pensato che era normale io fossi unica, fossi strana, fossi introversa e agguerrita. Incazzata. Un po' come tutti gli altri. E penso che l'esperienza sia stata fondamentalmente traumatica per loro, non per me. Io ho solo scoperto che la mia contraddittorietà mi avrebbe reso stabile ed equilibrata come poche persone al mondo. Alterno il tutto con tenacia e rassegnazione. Faccio tutto e vivo bene. Sono di quelle persone che non imparano mai dai propri errori, che ci provano fin quando non si annoiano e lo fanno, appunto, per rendere sensata la propria esistenza. In assoluta calma, in assoluta tranquillità, in piena responsabilità scelgo quei momenti in cui devo essere irresponsabile e in cui sciogliere la mia passione.
Sono studiata, calcolata, programmata. Non sentendo niente, invento. In silenzio. Mi alterno. Come tutti. Ma adesso sto scappando.
Ogni giorno, sotto il sole e tra il chiacchiericcio della gente, mi faccio quattro chilometri a piedi. Lì ho tutto il tempo di farmi venire dubbi e paranoie al telefono con lui. Si sa, le donne sono masochiste. E questa è una buona spiegazione: sono donna, quindi sono masochista. Il sadismo è un'altra storia. Le donne non riescono ad allontanare chi amano anche se subiscono del male. E tendo a chiudermi nel mio profumo e a farmelo bastare.
Dopo un po' che stavamo assieme ho capito che non saremmo mai arrivati a un cazzo. E forse è proprio questo che non capisce quando gli dico che gli sono sempre andata incontro. Nonostante questo, nonostante ciò in cui credevo e ciò a cui ambivo non sarebbe mai stato realizzato con lui, ho continuato ad ascoltarlo e a volerlo.
Questo è andare incontro.
Tanto si sarebbe arrivati a un punto di svolta, nel bene o nel male, prima o poi. La situazione sarebbe cambiata per cominciare un'epoca tutta nuova. Non avevo considerato che ci sarebbe potuto essere un momento di stallo lungo mesi, prima, prima di arrivare alla decisione finale. E per una che cerca di essere costantemente produttiva, forse anche in maniera esasperata, è a dir poco straziante. Le situazioni di stallo creano depressione, sensazione di inutilità, inquietudine. Torna il nichilismo. E io cerco di scappare dal mio lato oscuro.
In quei chilometri ho il tempo di bestemmiare almeno a tre automobilisti che non mi fanno passare sulle strisce, di fumare anche tre sigarette e prendere due caffè. Poi arrivo e cominciano quella decina di "buongiorno", mi piazzo davanti al computer scassato verso cui continuano ineluttabilmente le bestemmie e via fino alle quattro che ricomincio a fare chilometri, che a sera sono tra gli otto e i dieci. Questo si, direi che mi pesa. E mi capita sempre di pensare a P., l'amico perfetto con cui, sfiga vuole, non si riesce a beccarsi mai. Ci siamo quando serve, l'uno per l'altra, e questo è più di quanto si potesse sperare, da ricevere da una qualunque persona.
Gli racconto spesso di come mi sta cambiando tutto sotto mano da quando mi sono trasferita. Di quanto sia cambiata la mia vita di punto in bianco, dei miei nuovi amici, dei miei progetti, del futuro. E del passato che ritorna sempre.
G. non è facile da spiegare. Quando iniziavamo a trescare, una sera davanti a un film, gli ho detto «Salvami». Mi ha risposto: «Ci sto provando». E due secondi dopo ripetevano la stessa scena nel film. Old Boy. Io lo conoscevo a memoria, ma G. no ed è stato strano.
Con lui - ho continuato la mia vita senza di lui.
Ma con la sua costante presenza a 700km di distanza.
Non c'era, ma lo sentivo.
Dopo anni non riesco a spiegarmi come abbiamo fatto ad innamorarci così, in compenso so benissimo come abbiamo fatto a smettere e quant'è dura la guerra per difendere quello che abbiamo provato, per difenderlo contro il tempo che passa. Quanto è duro l'odio che si prova quando la persona che ami non ti dà ciò di cui hai bisogno.
Torno a casa dopo treni, pullman, chilometri e troppe persone. Il mio pigrissimo gatto non mi viene neanche più incontro per quei due piani di scale, tanto sa che prima o poi arriverò. E arrivo puntualmente al momento in cui, nella mia stanza, il mio cervello si sfonda a cercare di tritare ancora la massa di pensieri nella mia testa in immagine logica, parole. Prendo il telefono e a lui che è in viaggio scrivo che forse ha preso la strada sbagliata. Che dovrebbe venire qui da me, ma non lo capisce. Le sensazioni si affievoliscono e prendo la macchina per produrre ancora, dato che la giornata non è ancora finita, quindi ancora sfruttabile. Un caffè con J. ci sta tutto, ma appena inizia a lamentarsi per le solite cazzate (per cui, secondo me, manca solo di determinazione) gli dico che ho da fare, che è anche vero, e scappo di nuovo. In giro per i negozi penso ancora alla svolta. A dare una svolta. A migliorare la situazione, a migliorare sè stessi, a stare tranquilli, alla gente che voglio bene, a quello che devo fare, a mia madre che scassa le palle, alle situazioni strane, a V., anche lei non la vedo da tanto, a cosa farò la sera, a fare uscire i cani, a prepararmi, a sorridere anche se non c'è motivo perchè l'atteggiamento positivo è importante, a quello che ho e a quello che voglio. Penso per luoghi comuni. A ciò che serve.
Per un attimo riesco anche a dimenticare tutta la delusione e a cancellare dalla mia testa uno che non c'è mai veramente stato. Poi, compiaciuta, mi rendo conto che non ho fatto altro che pensare a lui ancora. Mi torna in mente che per puro sarcasmo mi ha chiesto di sposarlo, a quanto è stato deficiente a non capire mai che era lui ciò di cui avevo bisogno. Al suo costante ritorno, al suo capire quand'è troppo tardi. Ho solo voglia di mandarlo a fare in culo e andare avanti per la mia strada perchè alla fine la delusione post illusione si supera in ogni caso, sempre e comunque. Anche se dentro so che con me è sincero, cerco di convincermi a posizionarmi su una scelta definitiva. Ma non ci riesco.
Sai, so che sto ferendo tante persone. So che se solo tu me lo chiedessi verrei in questo momento da te. Mi lascerei tutto alle spalle per vederti ogni giorno, per fare quello che mi scrivi così spesso, che vuoi e che non fai. Vorrei diventare guerriera per combattere le tue battaglie, i tuoi blocchi, i tuoi traumi. Trasformerei la mia rabbia in forza e probabilmente per ogni giorno ci sarebbe un buon motivo.
Di nuovo a casa, di nuovo doccia. Si esce. Mi preparo. Non vedo l'ora di annegarmi nell'alcohol, alla fine. Volendo mi metto anche un po' in tiro, mi trucco e mi vesto. In silenzio. Non trovo più la musica giusta. Un tizio, e il tizio lo conosco veramente bene, tra i discorsi mi dice che sono di quelle persone che ti fermi a guardarle. Che speri non parlino mai. Immagini come sensazioni e ricordi, da chiudere, conservare e custodire. So che quello che dico alle volte è frustrante e sono stanca dei confronti. Aspiro all'intesa silenziosa, in cui le parole sono di troppo. Un long island. E magari al posto della coca (che mi fa schifo) ci metti la birra. Già premono per il giro di tequila sale e limone. Mi piace sia il sale, sia il limone, sia la tequila. Ma è un miscuglio che alla lunga ammazza. In effetti aiuta a passare tutta la serata a parlare di ciò che hai fatto durante il giorno, a fare domande su domande e a rispondere a tutte, anche se si è stabilito che dopo le nove il lavoro è un discorso off limits. T. si avvicina e propone sempre la stessa cosa. Prima o poi ce la farai, lo sento. Per quanto sia complicato, appare ma non lo è, tutto mi fa bloccare. La sensazione di colpevolezza e di dolore non ce l'ho nei confronti di G. Con lui mi sembra che abbia perso tutto il perdibile, che io non so resuscitare i morti. E T. mi dice di andare avanti, mi porge la sua mano. Quelle lì si che sono situazioni di merda. G., T., io. Il blocco, lo stallo. L'incazzatura. E si, si finisce per fare cazzate e per non concludere nulla, alla faccia della produttività. Nell'aria fredda della sera. Ci vuole una camminata mentre tutto è ampliato.
Mi fermo.
Dato che tutto è problemi, mi fermo. E' inutile lamentarsi, ed è una cosa che profondamente odio. Mando tutto e tutti a quel paese e raggiungo quell'attimo di tranquillità assoluta che ho aspettato tutta la giornata, tra un pensiero e l'altro. Ogni volta penso che quell'attimo è un addio, un abbandonarsi alle cose pratiche e materiali perchè non ha senso perdersi in ciò che non c'è. Perdersi l'uno fra le braccia dell'altra. Spuntando con una linea ogni progetto, contro quel piccolo lamento che ancora sussiste nella sera.
T. mi guarda. Mi sorride. E ogni suo sorriso mi spiazza, inconsapevole al tutto. E' capace di cancellarlo, quel senso di colpevolezza e di prendersi ogni respiro aritmico. Coordinare un suo gesto a una mia sensazione, mentre mi mordo la lingua perchè il passato che vorrei cambiare non sarà mai così. E ogni giorno ritorno sui miei passi, senza mai arrivare.
Torno a casa infinitamente stanca, conscia di avermi trascinato in un giorno che avrei fatto volentieri a meno di vivere. Il disgusto mi attanaglia ed è tanto forte da farmi chiudere gli occhi. Mi porto la pistola alla bocca. Immagino. E sparo.
Sogno di non vedere mai più T. e mi sveglio sudata e affannata. Sento l'immotivata angoscia trattenermi incredula. Guardo l'orologio. Sono le 04:45 del mattino. Ho ancora il sapore della tequila in bocca e penso che mi viene da vomitare. Fuori è ancora buio, io sono ancora stanca. Chiudo gli occhi e rientro nel sogno. Scatto in piedi all'istante. Accendo una sigaretta e corro in fretta a lavarmi e a prepararmi, perchè devo andare da lui. In macchina mi fermo in aperta campagna di fronte a tutta la mia irrazionalità. Ripercorro tutta una giornata che non mi sembra ancora finita, nonostante io abbia dormito. Guardo il cielo. E mi calmo.


Durante la propria vita, le farfalle cambiano radicalmente la struttura del proprio corpo e le loro abitudini (metamorfosi). Il loro ciclo vitale è caratterizzato da 4 stadi: uovo, larva o bruco, pupa o crisalide ed infine la forma adulta o immagine.
La femmina depone le uova su un vegetale adatto. Dopo un certo tempo le uova schiudono e nasce una larva detta bruco, priva di ali e incapace di volare, che si muove grazie a tre paia di zampe toraciche e alle pseudozampe addominali. Il bruco è privo di occhi composti e di spirotromba. Possiede però un apparato boccale masticatore con delle robuste mandibole, grazie alle quali si nutre principalmente di parti vegetali, soprattutto foglie.
Il rivestimento della larva non si accresce e quindi deve essere cambiato periodicamente per 3-5 volte (mute). Dopo aver subito varie mute cuticulari e aver raggiunto il suo massimo sviluppo, la larva matura smette di nutrirsi e cerca un luogo adatto dove trasformarsi in pupa, sotto una foglia, su un ramo o a terra. Con la seta la larva si costruisce supporti con cui attaccarsi al substrato; la sua cuticola si lacera e fuoriesce la crisalide o pupa. In questo stadio, l'insetto rimane immobile, può essere ancorato a capo in giù ad un substrato mediante un uncino posteriore detto cremaster (in particolare nelle Nymphalidae) oppure la metamorfosi può avvenire all’interno di un bozzolo sericeo o in una celletta nel terreno. In questa fase subentrano notevoli modifiche che porteranno la pupa a trasformarsi in una farfalla adulta. Quando il rivestimento della pupa si lacera, fuoriesce faticosamente la farfalla che, dispiegate le ali, prende il volo.
In genere la vita da "farfalla" è abbastanza breve, varia da qualche giorno ad una settimana o due e, solo in alcuni casi, raggiunge il mese di vita. Non mancano le eccezioni quali le grandi falene della famiglia delle Saturnidae: hanno vita breve e non si nutrono, tanto che hanno perso la bocca per atrofia.


29022008

Uno a un certo punto della sua strada si ferma, sospira, si guarda indietro, si siede proprio nel mezzo. A gambe incrociate in mezzo al traffico. Sente certi pensieri passargli accanto come fossero grandi autobus o motorini, vede incidenti, guarda i feriti nell'impossibilità di soccorrerli e aspetta. Prende dalla tasca una sigaretta stropicciata, la guarda e sorride, guarda il cielo, sente il sole sulla pelle e sorride guardando le nuvole che vanno via, e così, ancora, continua un sentire-guardare-sorridere e, peggio, fermarsi. Con il fumo della sigaretta che inizia a farti lacrimare gli occhi e dà un bel fastidio del cazzo, oppure sono i ricordi, non capisce. Si ritrova con il sapore di un rimorso in bocca.

Poi passa una bella tipa, bel culo, bel sorriso. Di riflesso sorride. Sorride lei e sorride lui, fa una bella riflessione su quanto sia facile sentirsi felici dopo tanto male se si guardano le cose giuste, nella propria strada, e va via contento, la segue, contento.

Ieri ho visto un bel tipo e ho cancellato tutti i miei schemi mentali che i ricordi e i rimorsi mi facevano portare neanche fossero una corona di spine. Ma il vittimismo lo lascio agli altri, l'espiazione a Cristo, e io non sono Cristo, sono più bella e i miei errori non voglio espiarli, voglio tenerli stretti alla mia vita. Perchè in tutto questo ci sono io. E mi basta.

Svolte.

Ho passato una vita a cercare di soffermarmi solo sulle cose importanti, "degne" di attenzione, anche se le altre cose nel frattempo mi stavano divorando l'anima.
Il problema è che tutto è capace di divorarmi l'anima.
Voglio imparare a non essere coinvolta, voglio imparare ad essere distaccata, voglio imparare a sentire lo schifo che mi sale su dallo stomaco e vomitare rabbia sul mondo. Voglio che tutta questa vita smetta di piacermi e ferirmi così tanto.
Una svolta è conferma di essere ancora sè stessi nella guerra.


"I'll hold your hands so hard my knuckles turn white
When you clear the streets and kill the lights."



Pic: "Blood on Cloak" by ~ mohzart

07022008

Ho letto da qualche parte che scrivere è il miglior modo per aspettare senza farsi troppo del male.

Allora voglio raccontare a nessuno la mia guarigione, perchè una cosa è certa: guarirò.
Anche se non so quando.
Deve essere cronaca della morte di una delusione, quindi vita felice, spensierata. Voglio intrappolare i pensieri tristi tra le righe di un foglio, e liberarmene.
Troppe volte da persone diventiamo tombe. Ci teniamo dentro cose che piano ci logorano e velocemente ci uccidono. E tutto si scontra con una voglia, tutto quello che è stato - finisce.
Anche ieri scrivevo. La lettera d'amore più importante della mia vita. E resterà incompiuta.
Mi fa male il mio cuore distrutto, deluso. Si affievolisce il battito con ogni boccata di sigaretta. Riaccellera con ogni sospiro. Nel silenzio.
Battiti e sospiri a scandire un tempo che ci dividerà.
Tempo a fare diventare i miei sogni infranti la strada per andare via.
Ogni pezzo.
Un passo.
Col sapore in bocca di qualcosa che non esiste più, in una giornata pesante.


Giovedì 07 Febbraio 2008
h 12:05


a Peppe

Part X

Giugno '06 (2007) - leggi
Desolated Colours (2007) - leggi
Anima (2007) - leggi
The Child Of Eternity (2007) - leggi
Turn Loose The Swans (2007) - leggi

Giugno 2006

“Liars, false prophets
Cowards, holy whores
Destroy your sickening dogmas


Nei momenti più disparati, a me viene da ridere. Giuro. Anche adesso che la mia vita mi sta scivolando tra le dita, scivolando, tra le dita, e sulla pelle, la vita, chissà se un giorno sarà davvero mio disegno tutto questo, adesso, rido.
Poi, alle volte, sento il vuoto e mi immagino il profumo del mare nel cervello, una Musica nella testa in una strada promiscua al silenzio, nel cervello, e il mare, un odore che non si può raccontare, tutto questo, Musica, silenzio, mare e odore, io che comincio a piangere, così, dal nulla, nel nulla, per tutti o per nessuno, forse solo per me, o per niente, mi è capitato di piangere perché il niente era troppo per me, da spegnere come una candela, con un profumo che si chiama Musica. Mentre aspetto che qualcuno riceva una lettera che io non ho mai inviato, ma che ho scritto, e ho tenuto tra le mani la vita che poi è scivolata via, mentre aspetto che qualcuno che se è andato via ritorni.
C’è chi dice che è tutta colpa mia.
Un volontario bagno nel freddo, quando nella mia testa vedo e sento il mare.
Mi ci infilo dentro, mi aspetto che il freddo diventi abitudine, mentre inizia a girare la Musica, col vento sulla testa e l’acqua ovunque. La Musica, un ricordo e le parole. Le parole. Qualcuno, alle volte, deve dirti cose che conosci già e tu devi stare lì a sentirle, immaginarti tra le mani un mondo che non esiste più e tenerlo segreto. Difenderlo. Difenderlo e urlarlo. Urlare un segreto.

- Mi salverai?
- Ci sto provando.

Turn Loose The Swans

When I was young
The Sun did burn my face.
I left its love and warmth
Wash over me.


Cancellare.
Cancellare dal cuore qualcosa che non ha mai vissuto e che non è degno di esistere.
Lo guardi e ti metti in mano qualcosa che brucia e che piange. Lo stringi nel pugno, lo senti dimenarsi, ribellarsi, e lo schiacci. Poi cominci a correre.
 
Le strade pavimentate, irregolari, bagnate, e le case, veloci nella corsa.
Il respiro spezzato, il cuore vuoto che ansima. I ricordi che non riescono a starti dietro e le gambe che corrono veloci, lo sguardo fisso all’orizzonte. Di colpo si ferma, mani sui fianchi e una risata fragorosa., di vittoria.
Il sudore, il guardarsi indietro e vedere le persone, lontane.
Cercare in tasca la Musica e le parole. Sentirsi al sicuro, e salvi.
 
Le coperte morbide e la flebile luce del mattino. Il tepore.
Non voglio alzarmi, sto bene qui.
I cuscini. Ancora il suo profumo.
Le gambe lunghe e una sottoveste di seta. La voglia di caffè e i passi verso la cucina.
Al solito, era tardi ieri. E di ieri qui si vede ancora il casino. Lui è uscito, sicuramente incazzato per l’ennesimo futile motivo. Che palle.
Non è tanto scontato che una relazione ti renda felice. Noi siamo persone impossibili, intolleranti, volubili. Qualcuno è decisamente troppo sensibile, o troppo chiuso. Passionale da sconvolgere.
E ieri mi ha offeso.
Preparo la caffettiera. Un batuffolo di pelo si strofina sulle gambe e miagola dandomi il buongiorno. Musica. L’acqua, la miscela, stringo e metto sul fuoco. La cucina è piena di luce, troppa per una fotofobica. Tolgo le bottiglie della sera prima. Cazzo, sono una casinista. E sento il freddo del pavimento contro i miei piedi nudi. Latte e zucchero. Decisamente poco zucchero. Le cose dolci mi fanno schifo.
Penso a ieri, alle sue mani sul mio seno, mentre mi siedo sul divano. Alle sue braccia e al suo corpo mentre sorseggio il caffè. Musica. Lo voglio di nuovo.  Lo voglio e deve essere mio. E fumo.
Piego le sue maglie. Ancora il suo profumo. Ragione e istinto. Con me ha vinto sempre l’istinto. E la voglia. Alla fine non si va da nessuna parte senza la voglia. Con lui ha vinto sempre la ragione. E torna.
Mi vede e blatera qualcosa sul fatto che ho dormito troppo e che lui è andato al mare. Non mi dà neanche un bacio. Sbuffo un soffio di fumo contro di lui e gli faccio capire che non ho nessuna intenzione di ascoltarlo. Mi fermo, lo guardo, penso a quello che sarà. Di risposta si siede e accende la televisione. Me ne vado in cucina e inizio a preparare. Penso alle vite separate, al fatto che lui non c’è mai. Alle infinite telefonate. Al fatto che non siamo mai andati d’accordo, al volersi e al prendersi, al bisogno di possedersi. Non so neanche a cosa sia dovuto. Perché ci vogliamo.

Non accettiamo niente l’uno dell’altra.
Glielo dico e mi guarda strano.
Viviamo una storia finita.
Già. E vorremo resuscitarci quando ormai sarà troppo tardi.
Accendo un’altra sigaretta contro il suo sguardo inquisitore, prima del suo sospiro rassegnato, deluso. Deluso. Penso a quando gli ho tirato uno schiaffo e lui se n’è andato. E io mi sono sentita libera. E sola.
Ho guardato il muro che aveva alzato senza la forza di scalarlo e gli ho voltato le spalle. E’ stato cercarlo nella direzione sbagliata.
Allora ce ne siamo andati. Tra le lacrime, ce ne siamo andati.
Ma adesso posso ancora guardare lui. Ricordare, ora o mai più. E in quell’istante siamo stati niente. Non abbiamo fatto – nulla. E lo abbiamo deciso. Ci siamo chiusi la porta in faccia e abbiamo continuato a distruggerci, con la capacità cinestesica a mille. Tutto intorno a lui.
Allora mi spoglio completamente e giro per casa nuda, di fronte a una dubbia indifferenza. E mi infilo sotto la doccia. Ci resto un’ora a non pensare più a niente. Esco.
Mi guarda mentre mi preparo, appoggiato allo specchio.
Gli infilo la lingua in bocca per un bacio che sa di fiducia.
Mi stringe i fianchi tra le mani e mi spinge a sé.
Le dita disegnano sul corpo catene invisibili, di legame.
Ma tutto è finito.
Nel tempo.
I ricordi si dissolvono nella rabbia.
 
Le coperte morbide e la flebile luce del mattino. Il tepore.
Una voce, nel buio. Non voglio alzarmi, sto bene qui.
Una voce, una donna e un telefono. La gioia.

Potremo un giorno risolvere qualsiasi problema, ne sono certa.
Sei l’unico e ci sarai sempre. Nella voglia. Tra le lacrime di gioia.
E voglio che mi sposi. 

Le coperte morbide e la flebile luce. Della sera. Il tepore.
La schiena e le spalle. I suoi fianchi.

Se vieni qui non succederà nulla.
E lui viene, speranzoso. E calmo.
Con la sua mano sulla sua spalla, lei si volta.
Lo guarda, lo bacia.
E tutto comincia.
 
Le coperte morbide e la flebile luce. Della sera. Il tepore.
Una voce, nel buio. Non voglio alzarmi, sto bene qui.
Una voce, una donna e un telefono. Le lacrime.
 
Tra le coperte.
Storie nate, vissute, morte su un letto. In mille modi, in mille attimi.
Da cancellare.
Cancellare dal cuore qualcosa che non ha mai vissuto e che non è degno di esistere.
Lo guardi e ti metti in mano qualcosa che brucia e che piange. Lo stringi nel pugno, lo senti dimenarsi, ribellarsi, e lo schiacci. Poi cominci a correre.

The Child Of Eternity

Guardami.
Guardami.
“Guardami Adesso Che Sono Il Niente”.
 
La musica che scivola nelle parole e sui gesti, adesso che il niente vale niente.
Alla volta di cieli acidi.
 
La sera e il suo profumo. Riesco a sentirlo, il profumo della sera.
Un’altra cosa. Andare avanti e prendersi tutto ciò che deve essere preso. Nei lividi.
Ho le braccia fottutamente piene di lividi. I polsi, a muoverli, mi fanno male. Oppure è l’amaro in bocca a farmi male.
La musica che scivola nelle parole. Questa canzone mi piace, oppure mi piace il fatto che tu sia affianco a me, ad ascoltarla.
La strada e le luci lontane. Rosse. Mentre stai andando via.
Inchiodata e illegale inversione a u. Io che inizio a correre e tu che vai via.
 
Volevo. Una volta.
Adesso mi limito a controllarmi e a decider-mi.
Alla volta di cieli acidi.
L’aria pesante, il profumo, il cielo, le luci e tu che vai. Via.
Di cronaca, lasci una scia di mancanza.
Le mani e la musica che scivola sui gesti.
Me le ricordo le tue mani su di me. Per ricordo ho i lividi, che tu mi hai lasciato.
E che passeranno.

Desolated Colours

Spiegare una strada vuota. Silenziosa. Dai desolati colori.
Spiegare una strada vuota e silenziosa, nel circolo dell’anima.
 
Tutto si estende davanti. La vita è una linea, è comune andare avanti e proseguire dritto, con strani cori che alle volte ti fanno tornare indietro come un bagno nella memoria – e nei profumi di un tempo sostare, sostare a piangere fino ad annegare nell’idea, nella rassegnazione, e risollevarsi con bracciate di ottimismo. Ogni fine, paradossalmente, è un nuovo inizio.
Come anni e anni fa, sono tornata indietro, dove tutto è cominciato. Non promette, e io non aspetto, niente di buono.
Ho ricordi incontrollabili di situazioni infinite, che mi sento ancora addosso, profumi che annebbiano la mente, nella lucidità della resistenza e della forza, sui ricordi incontrollabili, nella Musica, la vita come una danza, dove alle volte, stanchi, ci si ferma.
Ci sono momenti in cui ho desiderato avere tutto.
Ci sono stati momenti in cui ho avuto tutto e momenti in cui non ho avuto nulla.
Ho capito che sono, sono e basta. Io.
Meno sola e meno stanca di quanto pensassi, ogni volta che mi sono fermata.
Tutto sommato, sono carattere e atteggiamento che ci contraddistinguono.
Ho cercato di spiegargli il motivo per cui mi faccio influenzare la vita da un gatto e lui non ha capito. Mi ha detto che gli sembrava una stronzata farsi influenzare da un gatto, che era impossibile farsi fermare da un motivo così, che uno deve seguire la propria strada a prescindere, la propria strada, sempre dritto con qualche sosta qua e là, io lì per lì ho pensato che a questo punto non mi sarebbe rimasto niente ad andare avanti così, a liberarsi di ciò che ti obbliga e ti influenza, per andare dritto e basta per la mia strada, e me la immaginavo anche, la strada, silenziosa, silenziosa, e dai desolati colori, andarci dritto e sostare ogni tanto a prescindere da tutto, che schifo una strada così, io pensavo che proprio gli altri nella mia vita erano tutti i colori della mia strada, poi ti senti dire una cosa così, dalla persona che ami, una cosa così, tutto diventa abbastanza triste e spento, occhi appesantiti da un velo messo dagli altri, e ho immaginato tutta la solitudine di un viaggio, ricordando tutti quelli passati, così solitario, arrivato ti senti solo stanco, con ricordi a cuore spento, ricordi solo nel cervello, soddisfatto nell’aver raggiunto l’obbiettivo senza il minimo tesoro ritrovato.
Non so quanto o cosa ti resta se fai un viaggio così, ma la mia vita me la lascio tranquillamente influenzare da un gatto. Piccolo, peloso e spesso antipatico, a parte la notte, la notte quando si mette sulla mia pancia e tra le sue fusa e i suoi baci si fa perdonare qualsiasi cosa, le fusa e i viaggi così.
Mi chiedo se in quel momento lui ha capito che ho smesso di volerlo. Che ho smesso di cercarlo e di averne bisogno. Di essere influenzata da lui nel mio viaggio.
Una parte di buio.
Insomma, io ho sempre creduto che erano le persone i colori della mia strada, e decido ancora io. Chi va dentro e chi va fuori. Lui c’è andato un po’ per conto suo fuori, ma era inevitabile quella spintarella per farcelo uscire, dopo un discorso del genere, genere nero-negativo, oddio, la fuga. La fuga sotto parole che non vuoi sentire, a cui non credi, che ti crollano in testa, e il disagio di aver capito di non aver capito un beneamato cazzo fino a quel momento. La fuga prima del collasso.
Già perché io ho pensato che è tutta una questione di qualità di ciò che si riceve. Ovvio che se uno tutti quegli scrupoli non se li fa prima di andare dritto non si fa scrupoli neanche a lasciarsi dietro qualcuno, - che puntualmente considera di intralcio -, e non si rallenta né si fanno deviazioni per gli intralci, solo per sé stessi. Solo girettini e piccole svolte a destra o a sinistra, il tempo di svagarsi e tornare sulla propria strada, un passaggio nel frattempo, mentre io mi fermo sul marciapiede e lo guardo passare, lui va e io resto con il mio gatto. Ci scambiamo sguardi di complice rassegnazione. Lui va e io mi fermo. Chissà se è chiaro che quella che se ne sta andando sono io.
Insomma, è per dire che la qualità è tutto e so quello che voglio, ma non so se esiste, qualcosa, qualcuno, che qualche scrupolo alla fine se lo faccia, alla fine, se non vuole essere solo, e non è un compromesso, è capire, solo capire. Capire l’altro, andare incontro a tutto ciò che si vuole insieme, insieme verso ciò che si vuole, compromessi come andarsi incontro, a far funzionare la vita come si vuole, a fare ciò che si vuole, troppo presi da noi, da lui e da me, non solo da me, non esiste, di viaggi così ne ho fatti tanti, il problema è che partivo solo io, non lo so, sarà l’età, ma non ho trovato… trovato quello che volevo trovare, arrivare dove volevo andare, eppure non mi sembra neanche troppo difficile, il problema è che ho un sapore in bocca che sa un po’ di delusione, alle volte nella mia vita ho dato colpi di testa in cui la testa me la sono sfasciata, per andare contro a uno scopo che credevo fosse comune, invece, invece un cazzo, non lo so come si fa, ma si fa, ci credo, ci credo ancora, lo rifaccio adesso, il colpo di testa, e lo rifarò sempre, lo scopo è solo mio, alla fine, il problema di quando dai qualcosa a qualcuno è che puoi perdere te stesso, il problema della maggior parte della gente, è che fa fatica, come me, a capire che quando si dà a qualcuno noi stessi ce li ritroviamo tutti in fila che ci stavano aspettando, noi sempre in ritardo, dare per dare, altro che altruismo, è uno svuotarsi completo, un per sempre trovare.
 
Probabilmente non ho detto niente di quello che volevo dire, oppure l’ho detto in modo che non venga capito, o di facile comprensione, ma suppongo conti quanto un bel calcio in faccia tutto questo, fermato dalla paura e solo.
Solo, pur di non rimanere in futuro di nuovo solo.

Il modo in cui tutto – scivola – via.
Ma io non sono di quelle persone che si fermano ad aspettare, sono di quelle persone a cui aspettare fa troppo male. Allora resta solo oltre.

Anima

Anima.
Il cielo scuro e la quiete dopo la tempesta.
La scogliera.
Il vento veloce, da strappare i vestiti.
Nel freddo.
L’orizzonte. E la fine.
Il sole che va via, nel vento, che annega nel mare.
La luce che scompare.
Il cielo scuro e la quiete dopo la tempesta.

Ho continuato ad aspettarti.
La pioggia. Il silenzio.
Poi la Musica.
 
Ho sognato di guardarti. Qualcosa… come non l’ho vista mai, nel tempo.
Con la paura che ti scorre nelle vene. Contro i desideri.
Sogno adesso. Se vieni inizio a perdermi.

Adesso non ho paura di perdermi.
La corsa a perdifiato verso tutto ciò che voglio.
Ansimando.
 
Fottuta asincronia. Io, lui e il nulla. Il tempo sbagliato.
Sono io che creo il momento giusto.
E ho sognato di guardarti. Qualcosa come non l’ho vista mai nel tempo.
Nelle strade.
Ho girato in macchina per ore, nel traffico, nella musica, tra la gente, con le parole in testa.
Le parole in testa.
Con la paura che ti scorre nelle vene, contro i desideri.
Sogno adesso, se vieni inizio a perdermi.

Adesso non ho paura di perdermi.
Di prenderti. Strappando tutto ciò che ci lega a un passato che non esiste più.
Un gioco troppo grande per entrambi, la vita, o forse fottutamente troppo piccolo.
E l’orgoglio, troppo grande.
Se tu fossi adesso qui, li strapperei tutti quei lacci che ti tengono fermo.
Ma non c’è più voglia.
Non ho più volontà.
Ad occhi chiusi, perché a volte fa troppo male guardare.
Chiusi per spegnere il cervello.
Un salto oltre la riva.
Con i piedi bagnati.
La pelle al freddo. Nel ghiaccio.
Paura di sentire l’unica cosa che si sa ascoltare.
 
Fa lei con sguardo spento, grigio, una sigaretta tra le dita, una di tante, il fumo, la stanza e la finestra. L’orizzonte.
Andare oltre quando non si ha paura. Il tempo. L’attimo che è passato. In ogni fine e in ogni inizio. L’astio. Ma nessun rimpianto. Mai.
C’è chi è destinato a morire con i propri sogni. C’è poco da essere ottimisti quando non dipende da te. Con un fottuto amaro in bocca, che si insinua addirittura nei polmoni, col fumo, l’amaro, nebbia della volontà. Fottuto pragmatismo.
Di parole ormai ne hai sentite tante. E alle volte l’amore è intollerabile. Inutile. Indegno. E devi sopportare. Darsi. E prendersi. E alla fine disprezzarsi.
Adesso “il bastone tra le ruote” me lo tengo ben stretto tra le mani, e sono pronta ad usarlo.
Fottuta asincronia. Io, lui e il nulla. Il tempo è sbagliato.
Ma quasi, quasi lo chiamo.
Oltre tutto, può sempre correre qui da me.
Contro tutto, possiamo stare insieme, anche se il meglio sta sempre da un’altra parte.

Tutto perdere, per sempre trovare.

None Deserves None

None Deserves No One.
So, That's As You Like It.
How Could I.
How Could I Regret,
If None Deserves No One.

Sospendere a divinis.
 
L’aria.
L’aria fredda, da stringersi in un maglione. Tra le proprie braccia. Sulla sabbia.
Con il profumo degli alberi che si ergono immensi dietro di te.
 
Perchè?
Uno da qualcosa si può sempre svegliare. Non ha importanza per quanto, tutto quello, sia durato. Perché uno, da qualcosa, si può sempre svegliare. O andare, in un certo senso, per la prima volta a dormire.
Ma forse sta diventando troppo facile prendere, iniziare a chiudere tutte le porte, davanti a valorosi incapaci di aprirle. Le porte.
Con uno che insegue un sogno in mezzo a miliardi di sogni inutili. Insegue un sogno inutile, ingiustificato e insoddisfacente. Senza pretendere nient’altro. E accontentarsi un po’ come morire. Fino a un basta.
Ma forse sta diventando troppo facile, prendere e iniziare a chiudere ogni porta, davanti a valorosi incapaci di aprirle. Le porte e i valorosi.
I meritevoli.
Fin quando nessuno merita nessuno.
Le porte e i valorosi.
 
Io non lo so.
Tu non lo sai.
E non lo sa neanche qualcun altro.
Dovrebbe essere sufficiente per smettere di farsi domande quando qualcuno perde qualcuno.
In effetti, non ha la minima importanza, se nessuno ti ama.
Né, tantomeno, se tu non ami nessuno.
Nella tranquillità illogica dell’apatia.
Mentre sai che a volte è meglio depositare le armi, nella guerra.
E non perché la stai perdendo.
 
Con il sapore della fine in bocca.
Il sapore di non avere bisogno di nessuno.
E di non volerlo, nessuno.
Presenza inutile e sbagliata in una vita, di un altro, che non hai capito.
Presenze inutili di quando uno sta bene come sta.
Fino a quando c’è qualcuno che riesce a toccarti.
A toccarti, allora è droga e dipendenza.
 
Durante la perdita di ogni controllo.
Parole come musica.
Fil è malata e nessuno riesce a curarla dalla sua malattia. Né scienza né religione, né preghiere. Né miracoli. Di un’aura percepibile a cui ci si inchina, alle volte, di una fierezza brillante. Malata di paura di sé stessa. Uno non ha paura di niente, di niente no, ma di sé stesso sì. Se solo imparasse a chiudere gli occhi ogni tanto e a farsi bastare.
Discorsi come danze.
 
Un altro giorno è finito.
E che uno lo voglia oppure no (perché magari non ci riesce) domani ci si dovrà risvegliare. Con i valori e con altre fini, che per fortuna sono scelte.
E sono stanca che tutto non possa essere semplice come io voglio quando invece lo è. Basta correre. Basta cercare. Basta aspettare.
Basta perdersi.
Tanto, ognuno, nella vita, ha quello che si è meritato.
E allora non c’è neanche problema, se nessuno merita nessuno.
Se l’unica porta che il valoroso è riuscito ad aprire è una porta sul vuoto.
 
Movimento meccanico delle onde sotto il cielo di notte. Contro le stelle.
Il riflesso della luna che spacca il mare.
Se mi accendo una sigaretta sarà la quarta in meno di un’ora.
Per bruciare i pensieri del giorno che è finito.

None Deserves No One.
So, That's As You Like It.
How Could I.
How Could I Regret,
If None Deserves No One.

Transfiguration II

Ho girato il mondo con occhi sognanti
per coprire lo squallore.

E’ giorno, qui. E sono chiusa in una piccola stanza, con una finestra che dà sul niente. La luce è artificiale, ma credo che fuori sia davvero giorno.
E’ un po’ di tempo che sono chiusa qui a fare finalmente tutto. Sto ripercorrendo le tappe che mi hanno portato fino a qui. Ondeggia la musica, “qui”, e la musica, quella ormai è diventata palpabile. Ripenso a tutte le sfumature che ho preso e ho fatto mie. Alle incomprensioni che ho forgiato ad essere lame. Ed è una lunga, - breve - , storia. Di vite fatte di piccoli avvenimenti incancellabili.

Mi hai dato penna e carta, carta pregiata, di un bianco perfetto, portavoce della tua voce. Mi hai chiesto di essere un sadico romanziere. Ancora una volta.

Se si può dimenticare, io non voglio farlo. Ho ferito qualcuno in una maniera tale che sarà difficile dimenticare. E mi ci voglio crogiolare nel rimorso. Voglio ricordare quel momento perché in tutti gli anni di parole adesso ho iniziato ad avere una reale paura di me.
E la cosa mi tranquillizza, perché so dentro che a quello non ci sono arrivata da sola, e non ci sono arrivata per mia scelta. Nell’unico momento della mia vita in cui mi sono fatta prendere per mano, e mi sono fatta guidare e ho seguito, sono stata capace di sfiorare il livello d’animo peggiore, l’odio e la forza più temibile. E ho convalidato tutte le mie tesi.
Ne ho fatto un altro di viaggio, sai? Perché sempre di viaggi, si parla. Ammanettata alla mia bella valigia di sarcasmo. Mi sono attaccata a tutte le emozioni che ero in grado di prendermi dalla vita, senza alcun rimorso, perché ho capito che nel viaggio vero si viaggia sempre in due.
Adesso è un po’ di tempo che sto solamente ricordando. Ogni tanto, mentre faccio una qualsiasi cosa, mi ritorna in testa un pensiero, un’immagine, a volte trovo qualcosa che mi fa da catalizzatore dei ricordi, e più ricordo, più ti odio per tutto quello che sei stato capace di diventare. Voglio che sia chiaro che questo silenzio non vale una parola, dopo che ti ho dato e che ti sei preso tutto.

















 Ho ripreso le buone abitudini di anni e anni fa. Anche se non le avevo mai perse. Adesso, piano piano, si stanno semplicemente concretizzando di nuovo. E quel “di nuovo” vuol dire troppe cose. Qui, stavolta, niente piccole ali che ti possono portare lontano, niente angeli, piccole ali fatte di illusioni, attaccate a gente inutile, diocane, gente inutile, che vive meglio di qualsiasi vero spirito, orgogliosi del niente, che si rigirano nella loro merda come porci in un porcile. Quanti ne ho visti… e quanto è stata grande, enorme, la soddisfazione di riuscire ad essere un miliardo di volte peggio, per colpirli. Colpire. Non ha importanza essere superiore, si deve saper colpire. Si deve saper ferire al punto giusto, al punto, magari, di arrivare a far capire. E nell’unico momento della mia vita in cui il dolore è stato troppo forte da poter essere razionalizzato e morfinizzato, e sospeso, nel niente, e dimenticato, per poter reagire da persona normale, un giorno, nell’unico momento in cui davvero, davvero, ho perso totalmente il controllo e ho capito quanto sia facile, in realtà, essere totalmente padroni di tutto, e divinità onnipotenti delle proprie fottute emozioni, ho buttato tutto nel cesso, e ho preferito la totale apatia alla tachicardica mania di sentimenti troppo forti da calmare, nel momento in cui il sogno più bello è diventato terrore,
quando tu sei stato qui con me,
e io sono stata capace di andarmene lontano al punto di diventare irraggiungibile,
ma sapevi che lo ero sempre stata,
irraggiungibile perché non avresti mai capito da solo come prendermi,
e sono arrivata a spiegartelo,
e comunque non hai capito,
era surreale per te,
l’unica cosa che dovevi fare era solamente seguirmi,
seguirmi,
e non lo hai fatto.
Eri così orgoglioso. Eri talmente pieno di te che volevi che ti seguissi io. E non hai capito che l’orgoglio non c’entrava niente, che non era questione di prendere, ma di dare. E mi hai lasciato in mano una possibilità sola, per andare finalmente via, una sola, per andare via da sola. Mano nella mano con l’astio, e tutte le ferite su di te.
Qualcuno prima mi aveva detto che ero di una dannata semplicità. Ero riuscita ad essere chiara, o avevo trovato finalmente qualcuno in grado di capirmi.

The Great Cold Distance

Mi sono persa nel tuo profumo.
Ti ho aspettato. Per giorni.
E poi sei arrivato.

Hush little baby
Don't you cry
Truth comes down
Strikes me in the eye
Turning seasons within

Per la strada ti pensavo. Pensavo a come sarebbe stato quando saresti arrivato. Vedevo le immagini di cosa sarebbe potuto succedere in tutta la luce che mi circondava. Immaginavo il tuo profumo, il profumo della tua pelle contro la mia, sudata. Ho pensato a tutto quello che avremmo potuto fare e a tutto quello che è successo, in che modo è successo. Adesso penso al modo in cui è finito.
Adesso ricordo le tue mani sulle mie labbra, le dita che mi sfioravano piano, le mani aperte sui miei fianchi che mi stringevano e mi tiravano a sé. Le tue mani sulle gambe e sul collo. Contro la mia schiena.
Mentre mi baciavi.

Brand new nails across my skin
Who am I to imply?
That I was found and I found you in the white
To overcome this I become one with
Quiet colder late November

Una cosa così non l’avevo provata mai. Con nessuno. E sei arrivato tu. Hai stravolto tutto quello che avevo. Alla fine hai avuto paura di me. Ero tra le tue braccia e hai avuto paura di me.
E’ che penso che ti stai sprecando, quando penso che nella vita uno dovrebbe solo pensare a salvarsi, ad essere salvato, ad essere abusato e ad abusare. In quanti modi una persona puoi prendertela e può essere davvero tua. Li ho seguiti tutti e con te è stato strano. E’ stato dimenticare il passato e viverci dentro. Con dolcezza. Sai meglio di me che è la dolcezza che uccide davvero. E vivere nel passato è stato incontrollabile, perché il passato è stato il tuo e ho cercato di entrarci. Una specie di via per farmi largo nella tua vita. Ma non è così che conosci una persona e te la prendi, provando sempre ad essere chiara per farmi capire. E’ stata una corsa. A perdifiato. E per raggiungerti. Ti ho detto che era così e che mi fermavo solo quando sbattevo contro un muro, i muri che mi hai messo tu. Ti vedevo aspettarmi alla fine. Tutto ciò che si vuole è lontano, ma torna Transfiguration. Le cose che vuoi devi prendertele. L’emozione carnale è solo un’emozione. Non ti avvicina alla gente. Non te la prendi così. Devi dargli la tua vita per prendertela. E tu non hai avuto il coraggio di vivermi. Ma va bene così. Va bene perché volto pagina con una cinica lucidità, ogni volta. Indifferenza verso ogni ideale umano. Ma sono una bestia, e lo sai. Le cose che mi circondano sono solo passione. E ho solo quella. Passione. Non era intesa. Era passione. L’intesa è solo una comodità di qualcuno, e te la dà perché ti vuole tenere stretto, e per sé. Io non voglio niente e nessuno. Non come hai capito tu. Non voglio averti per guardarti e per divertirmi. Divertirmi non in quel senso almeno. Voglio averti per viverti, e la sottile differenza la conosci benissimo. Sai cosa vuol dire. Perché per un giorno solo, un unico giorno, tu hai vissuto me. Tutti i casini e tutto il dolore del prendermi. La coscienza dell’essere violento mentre lo eri e mentre volevo che lo fossi. Una persona devi prendertela con violenza, e devi farti abusare per essere sincero. Devi aprirti. Devi bruciarti per essere sincero. Devi sfinirti e devi finire per non avere più niente per dare solo te stesso. Teorie strane, lo so. Ma lo sai perché siamo qui e perché sto scrivendo questo. Aspetto che in qualche modo la vita ritorni. Prima o poi, anche se se ne va e ti senti solo, perso, vuoto, quando meno te lo aspetti, la vita ritorna. E quando meno te lo aspetti se ne va di nuovo. E’ normale, è un’abitudine. Nel frattempo puoi cambiare. Sono diventata chi volevo, chi non volevo, ho fatto la bambina e la stronza, un giorno ho completamente cambiato atteggiamento e un altro sono tornata ad essere quello che ero 6 anni fa.
Con la stessa testa.

If you don’t see I remain unseen
Till this time to be remembered
So I had a green light
I was lost in city lights
Not so far from a try
This is not our last good bye

Nel buio della stanza. Lo sai che il buio mi piace. Non per vergogna. Non di certo per vergogna. Anche se ci sono state volte in cui non volevo assolutamente vedere. Oppure volevo solo perdermi in tutto quello che stavi facendo. Quanto sei stato impetuoso, con me. Ogni volta che mi hai legato e mi hai preso. E pensare che dovevo essere io quella che doveva avere paura. Mi hai detto che ti piace il fatto ch’io sia consapevole di tutto e che non mi tiro indietro, no, mai, nonostante tutto, dal fare pazzie. E quando ti ho legato sei entrato in crisi. Forse ti è salita la paura. E se non ho fiducia è perché aprirsi e perdere tutto è doloroso. Per essere abusato deve esserci sempre qualcuno che vuole abusare di te. Anche se una sottospecie di rapporto del genere con me stessa ce l’ho, ma per fare tutto davvero, ci volevi tu.
Devi rischiare, no? Per vivere. Devi trovare il coraggio di farti uccidere da qualcuno, di piangere e di gridare, per sentirti vivo davvero. Amore per la violenza, non solo sul corpo, anzi, e la dolcezza, diocane, devi mettercela solo quando mi tendi la mano per farmi rialzare dopo tutto quello che mi hai fatto e che ti ho fatto fare.


You come clean, waves collide now.
Defenceless numb points
And no voice of reason
So, how come you invited me too, you knew I wanted you.
You glide above.

The Great Cold Distance. Non avrei mai pensato che un album potesse essere più adatto a una situazione così. Ho persino sognato che me lo portavi tu. Proprio tu. Allora ho cercato di dartelo io, in qualche modo.
Si deve trovare la musica. La musica giusta, “perché non sia uno strappo quell’andarsene, ma una danza”. E una specie di abbraccio, stretto, quando tremi. Sai quant’è importante, per me, che ci sia una musica. Una lama, quando serve, che non faccia troppo male, per fare uscire tutto quello che si ha dentro senza neanche dire una parola, una sola.

So, this night belongs to you. I know this isn't through.
Are you dead too long?
I see the bright lights, it's the month of July.
It's violent here, why have you left me?
If only you could stay, and keep me in.
It's violent here, why did you run from me?
So, how come you invited me to, you knew I wanted you.
You glide above.

Ti ho detto di venire, e che non sarebbe successo niente. Sei venuto e mi sono girata dall’altra parte e mi hai abbracciato. Ti ho sentito stretto a me, contro la mia schiena, il petto, le braccia strette sulla pancia, le labbra appoggiate sul collo dopo avermi spostato i capelli e il respiro. Secondo te avrei dovuto essere indifferente a tutto questo, e te hai pensato ci fosse un doppio fine. Stupido. Con la mano che mi accarezzava. E io mi sono solo girata.
Ho sentito le tue labbra. Per la prima volta. Non ricordi com’è stato. Con gli occhi chiusi. Le labbra che ti cercavano ogni volta che andavi via.

 
So, this night belongs to you. I know this isn't through/true.
I am dead too long.
Heat, night devour me.
Heat, night devour me.
I see the bright lights, it's the month of July.
It's violent here, why have you left me?
If only you could stay, and keep me in.
It's violent here, why did you run from me?

Me ne sono andata io, ora. E mi stai cercando. Ma non mi piace perdere tempo. Volevi essere convinto. E volevi essere capito. Io non posso e non voglio farlo. Non è compito mio. Non è compito mio capire le tue cose, così come non è mai stato compito tuo capire me. Smettila di chiamarmi. Adesso, lo stai facendo. Il nostro unico compito era prenderci tutto. E non l’abbiamo fatto. Non c’è molto da dire. Niente che non sia già stato detto. Me ne sto qui, aspettando che la mia vita ritorni. Lo fa sempre e così posso continuare. Tu dimenticami.
Sta diventando una cosa superflua perché ci ho pensato troppo. Te l’ho detto, te l’ho chiesto. Sono stanca di vittime e carnefici che non esistono, di gente che si fa traviare quando alla fine è solo totalmente incapace di rispondere. Sono stanca. Stanca di essere definita “complicata”  quando hai visto che tutto è dannatamente semplice. E mi basta quello che ho. E anche quello che non ho. Anche se mi manchi. Anche se ti immagino appoggiato a qualche muro, fuori da qualche parte, mentre provi a chiamarmi. Ma non voglio più fare compromessi con nessuno e non voglio più cambiare. Non voglio più adattarmi. Voglio solo essere così. Solo per me.

Part IX

Deadhouse (1) T.E.C.O.S. (2006) - leggi
Rainroom (2) T.E.C.O.S. (2006) - leggi
Iseran (2006) - leggi
Angel (2006) - leggi

Angel

In un lago di sangue. Picchiare qualcuno con talmente tanta violenza da farlo sanguinare.
Non credevo fosse possibile.
Non credevo di esserne capace.
Invece è stato così facile.
Piccolo gesto emblematico.
Di qualcuno che si porta via la tua vita.
Eppure è tutto qui, è tutto adesso.
Io l’ho ucciso, ma è stato lui a portarsi via la mia vita. Ed è così strano.
Una specie di sogno insensibile che lo attanaglia, che attanaglia quello che vorrei che lui fosse, per me, quello che vorrei che facesse. Afferra lui e stringe me.
Isolare e isolarsi. Bisogna isolare tutti gli ammalati. Ritirarsi.
Con questo gioco potrei andare avanti una vita intera, viene sempre più facile farlo e sempre più difficile uscirne.

Allora il mondo si ferma. Riesco a spiegare con le parole tutto quello che ho sempre voluto.
E adesso voglio solo andarmene.
 
E’ presto per andare, ma non vedo l’ora. Mi vesto. Non vedo l’ora. Devo prendere l’autobus e non so quale prendere in questa città che non conosco, per andare a prendere lui. E’ passato un mese. E’ passato un sacco di tempo e c’è stato un sacco di silenzio.
Non so neanche se si ricorda la mia faccia, o se io mi ricordo ancora bene la sua.
 
Eccolo, cazzo, ce l’ho davanti. Ce l’ho davanti, seduto sul mio letto, nella luce soffusa.
Ti ho aspettato per tanto tempo.
 
- Devo andarmene. E sai benissimo che me ne andrò. Era un sogno, ed è diventato un incubo. Non ho risolto niente in tutto questo tempo. Io pensavo che questo posto potesse… salvarmi. Invece è diventato un incubo. Non c’è più niente che possa fare qui. Non c’è niente che posso ancora darti e non voglio niente di te. Hai solo voluto che io rimanessi. Ma non hai fatto nulla per farmi restare.
 
Ha pianto prima di lasciarmi andare. E mi ha odiato, lo so. Ma non lo sopportavo più. Non riuscivo più a stargli vicino senza ferirlo, e non potevo salvarlo. Non so come ha potuto pretendere queste cose da me senza capire. Io non sono niente. E non sono nessuno per cambiare la vita alla gente. Non capisco come ha potuto pretendere queste cose da me senza capire.
Adesso sono di nuovo in questo posto. E lo odio. L’unica persona che vorrei avere vicino, al solito, è lontana. Lontana. Non riesco più a fare passi in avanti. Dovrei tornare indietro e distruggere tutto quello che mi tengo stretto nella mia memoria. E isolarmi.
 
Lui è venuto da me, a prendermi. Ha caricato la macchina e siamo partiti. Sto lasciando tutto quello che volevo per l’ennesima volta, e per la prima con una persona che dice di amarmi. E il viaggio è terribilmente lungo. Ma arriverò e tirerò un sospiro di sollievo, perché magari adesso lui può salvare me.
 
Caro Andrè,
Ci ho sperato, con tutte le mie forze, e con tutta la mia anima.
Tutta la mia vita eri tu. Adesso voglio andare via.
L’unica persona che volevo vicino, è sempre stata lontana.
Allora voglio isolarmi, e farlo per un’unica, definitiva, volta.
Tu non hai mai potuto salvarmi. E non ci ho mai creduto, o pensato, al destino. Adesso so che la vita, prima o poi, mette tutto apposto o distrugge tutto, da sé. Non importano le scelte che uno fa. Gli uomini sono troppo lontani e troppo diversi per stare davvero assieme.
Ti ho visto seduto davanti a me innumerevoli volte. Senza dirmi nulla.
Allora ho capito. Ho capito che tu non hai mai potuto salvarmi. Salvarmi. Perché voglio essere salvata, e forse è l’idea peggiore. Ma ci speravo. Speravo che qualcuno arrivasse e cambiasse tutta la mia vita, colmasse tutti i vuoti. E non è stato possibile.
 
E’ arrivato, lui, e ho capito che non sarebbe cambiato nulla. In Senza Sangue c’è scritto che la gente vuole tornare nell’inferno che li ha generati, al fianco di chi, una volta da quell’inferno, li ha salvati.
 
In un lago di sangue. Picchiare qualcuno con talmente tanta violenza da farlo sanguinare.
Non credevo fosse possibile.
Non credevo di esserne capace.
Invece è stato così facile.
Piccolo gesto emblematico.
Di qualcuno che si porta via la tua vita.
Eppure è tutto qui, è tutto adesso.
Io l’ho ucciso, ma è stato lui a portarsi via la mia vita. Ed è così strano.
Una specie di sogno insensibile che lo attanaglia, che attanaglia quello che vorrei che lui fosse, per me, quello che vorrei che facesse. Afferra lui e stringe me.
Isolare e isolarsi. Bisogna isolare tutti gli ammalati. Ritirarsi.
Con questo gioco potrei andare avanti una vita intera, viene sempre più facile farlo e sempre più difficile uscirne.

Allora il mondo si ferma. Riesco a spiegare con le parole tutto quello che ho sempre voluto.
E adesso voglio solo andarmene.

Iseran

Il principio di una delusione. Facile da immaginare e difficile da spiegare. Si basa su un sottile significato. Sottile. Eppure non me ne capacito. Sottile, ma così semplice da cogliere.
E’ qualcosa che provano tutti, è nella vita normale, ed è una cosa fottutamente normale, ma nessuno cerca di evitarla. Potremmo stare tutti meglio se non fossimo così presi da noi stessi.

 
L’acqua. Guardala.
Torbida e limpida.
La pioggia cade, bradicardia delle onde che si creano.
Non si può aspettare senza farsi del male.
 
L’acqua, torbida e limpida a tratti, del lago. Può diventare uno stagno, quel lago, ma dipende dai punti di vista. Lo guarda, lei, e diventa qualcosa di surreale, con i suoi piedi che penzolano dal ponticello, collegamento metallico tra vari elementi di accumulazione. Emozioni, forse. Pioggia come battito del mondo.
 Allora?
Lo vedi?
 
Violino del cielo. Una lanterna nel buio, nella notte. E gli alberi. Sento l’odore degli alberi.
 
Ti ho portato nel posto più bello del mondo.
 
Gli occhi chiusi. Gli occhi chiusi perché a volte fa male guardare. In Oceano Mare ho letto che c’è un posto nel mondo in cui si può essere invisibili a qualsiasi nemico.
Violino di un cielo che si scatena. Fino alla tachicardia. La vita… è così semplice. Così dannatamente semplice. Ti basta entrarci, in questa corsa, e correre a perdifiato, durare, tenere i denti stretti, fermarti, fare quello che vuoi e continuare, tanto prima o poi arriverai, da qualche parte, arriverai comunque, il segreto, invece, sta nelle scelte, la direzione, o farsi trasportare, magari qualcuno vuole che abusi di lui o lei, in una piacevole danza, purché sia pulita la danza, arrivare a una musica scritta per essere danzata, una musica. Assoluta schizotimia, per un’unica volta, in due, in un colossale impeto.
 
- Tu non sei nessuno per me. Non sei niente.
- …
- Non sei niente.
- Si?
- Sì.
- Beh…
- Cosa?
- Non lo so.
- Che?
- Cosa ti fa pensare che volessi essere qualcosa per te?
- …
- Beh,
- …
- Io volevo solo viverti, non averti,
- …
- Non volevo essere qualcosa,
- No,
- O qualcuno,
- Tu sei completamente pazza.
- Io volevo solo viverti.

La gente, la maggior parte, non lo capisce, il significato sottile, non capisce che basterebbe un nonnulla, cristo, niente, per stare bene, il segreto, quello sta nelle scelte, la delusione sta nelle persone, nessuna fottuta enfatizzazione, non serve, è facile dare ginocchiate nelle palle quando ci si sente feriti, ma far capire, questo no, il principio sottile della delusione, quando alla fine sei solo un giochetto, un giochetto della vita o il giochetto di qualcuno, un fantoccio di vario materiale vestito da bambina, o da donna, di carne, non puoi sfracellarmi contro un muro, i cocci esploderebbero in mille pezzi pronti a tagliarti la carne, non puoi aspettarti ch’io stia lì ad attenderti, sarebbe una lenta agonia, sensibilità dolorifica dannatamente amplificata nei giorni, nei minuti e negli istanti, e finita irresolutezza del desiderio.
 
Non ho mai avuto il bisogno di averti per viverti, anzi.
Più eri libero, più eri mio.
Ma eri troppo preso da te stesso per vedermi.
C’è anche chi dice che mi hai distrutto.
 
Sintomo nervoso e senso di angoscia. Sdegno, furore. Io non ho paura. Non ho paura di stare qui. Do tutto alla gente, allora non ho niente da perdere, perché si può perdere solo sé stessi quando dai tutto alla gente, dato tutto, messo tutto, preso tutto, alle volte, è quando te ne vai il problema, quando, e se, loro se ne accorgono che sei andato via, il problema, che perdita di tempo può essere, un valore insopportabile che ti si insinua tra le dita e sulle labbra, quando è troppo tardi.


 
Lost In Tears 4.0 (con)templating Madness